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venerdì 18 luglio 2008

"In Iran una sede diplomatica USA", parte 3.

Stando ai media di Washington, la sola presenza di Burns a Ginevra è comunque segno di una rettifica della politica americana (New York Times) e "una ricerca di compromesso" (Washington Post). Un giudizio condiviso dal ministro degli esteri iraniano Mottaki, che ha detto di sperare in sviluppi positivi, ma non da quello francese Kouchner, che ha detto di non aspettarsi nulla. E da Roma, il Ministro degli Esteri Frattini auspica una maggiore mediazione della Cina.

La Rice, capo delle "colombe" vittoriose sui "falchi" del vice presidente Cheney, ammette di non sapere se vincerà la scommessa diplomatica con l'Iran. "Abbiamo chiarito di credere nella diplomazia. Speriamo che Teheran recepisca il messaggio", ha detto, precisando che lo stop all'arricchimento dell'uranio da parte dell'Iran deve precedere negoziati veri e propri. Di fronte a significativi passi avanti, la comunità internazionale è pronta a rinunciare all'uso della forza e a offrire un grande ruolo negli affari internazionali. Fine.

Estratto dall'art. di Ennio Caretto, su il "Corriere della Sera" di Venerdì 18.7.2008.

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