Rete a misura di utente.
C'è chi la considera una chiave di sviluppo di Internet e chi la giudica una semplice etichetta creata per ragioni di marketing. Ma cosa si nascone dietro la sigla Web 2.0?
Internet assomiglia sempre più a un grande fiume, alimentato da una miriade di affluenti che rendono la sua portata inarrestabile. Sorprende, dunque, come una semplice sigla sia riuscita a imporsi prepotentemente all'attenzione dei media e dell'opinione pubblica.
Si tratta del Web 2.0, un termine che indica un nuovo modo di concepire la Rete, dove gli utenti diventano i veri protagonisti, attraverso le pubblicazioni che permettono di pubblicare testi, fotografie, audio e video senza dover ricorrere all'intervento di un webmaster, senza essere esperti d'informatica e, soprattutto, senza spendere nulla.
La sigla vieme utilizzata la prima volta nel 2003 da Dale Dougherty, Vice President della compagnia americana O'Reilly Media, nel corso di un brainstorming sull'evoluzione di Internet. La O'Reilly Media è stata una delle prime società a fiutare il business della Rete; nel 1993, infatti, lanciò Global Network Navigator, un portale dotato di pubblicità e poi venduto ad American on Line attraverso un'operazione finanziaria che contribuì alla nascita della new economy. Molti addetti ai lavori sostengono, però, che il Web 2.0 non sia una vera e propria novità. Tra questi, la voce più autorevole è quella di Tim Berners Lee, il papà del World Wide Web. Secondo Berners Lee, il fenomeno rappresenta una semplice evoluzione, agevolata da alcune innovazioni, di quelli che erano già gli obiettivi dei pionieri di Internet. Fin dalla sua comparsa, dunque, il Web 2.0 ha aperto bibattiti tra i suoi fans, che lo considerano una pietra miliare per lo sviluppo della Rete, e i detrattori che invece lo accusano di essere una sterile etichetta ideata per ragioni di marketing.
Nerl frattempo, però, diversi milioni di utenti hanno iniziato, spesso in maniera inconsapevole, a godere dei benefici introdotti dalle applicazioni del Web 2.0.
Ogni era informatica ha avuto le sue killer application: i personal computer IBM, i sistemi operativi Windows di Microsoft e l'Ipod della Apple, per citare alcune che hanno sbaragliato la concorrenza e dominato il mercato. La killer application del Web 2.0 è quella che viene nominata User Experience, ovvero la possibilità per tutti gli utenti, anche quelli che non hanno dimestichezza con l'informatica, di "alimentare" la Rete. Le modalità di applicazione sono molteplici: si va dalla pubblicazione dei contenuti testuali su un semplice Blog, costruibile in pochi minuti, fino alla compilazione di un'enorme enciclopedia multimediale come Wikipedia.
La produzione di contenuti, però, non è limitata a quelli testuali. Gli utenti, infatti, possono mettere on line i loro video preferiti con YOU TUBE, le proprie foto attraverso Flickr, oppure file audio creando dei Podcast personalizzati. C'è inoltre la possibilità di raccogliere immagini, audio e video su un unico luogo virtuale, per poi condividerli con chi nutre gli stessi interessi: una formula resa popolare da MySpace, uno dei simboli del Social networking.
Il Web 2.0, inoltre, permette di entrare a far parte di vere e proprie comunità on line, come nel caso di Second Life, dove i navigatori danno vita a un alter ego telematico (Avatar), con cui intraprendere una nuova esistenza virtuale. Internet di seconda generazione, però, non vuol dire solo giocare e socializzare. Da tempo, anche il mondo del business ne ha intuito le potenzialità. Google, ad esempio, offre servizi on line come Gmail, la posta elettronica accessibile da PC e da cellulare, purchè collegato a Internet; e si sta sperimentando un pacchetto di strumenti, simile a Office di Microsoft, che consente agli utenti di scrivere e archiviare documenti di testo e fogli di calcolo direttamente sul Web.
Nessun commento:
Posta un commento