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venerdì 29 aprile 2011

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giovedì 28 aprile 2011

"La Fonte del Gelato", di Paulin Lorenza - TREBASELEGHE (PD), ch. il mar...

Il fiume più breve del mondo (l'ARIL) - fototesto: Comunità del Garda.it

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Il fiume più corto del mondo

Si trova in provincia di Verona il fiume più corto del mondo...

Il fiume Aril, chiamato anche Ri, è uno dei 25 immissari del Lago di Garda. Scorre interamente attraverso la frazione di Cassone del comune di Malcesine in provincia di Verona.



È famoso per la sua lunghezza: 175 metri, per questo è considerato il fiume più corto del mondo. Lungo il suo breve percorso è attraversato da tre ponti ed ha una cascata.



Il fiume nasce da una polla che forma un laghetto che è riserva protetta della pesca, in quanto le trote ne risalgono il corso per deporre le uova.







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lunedì 25 aprile 2011

Il 25 aprile Italiano (Ricorrenza - Breve ricostruzione dei fatti storici), a cura dell' ANPI

"Porte aperte sulla Classe...GranBurrasca in vista"




Perché si festeggia il 25 Aprile?



Testo creato da ANPI (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) in occasione del 25 Aprile 2002.













Il 25 aprile 1945 i partigiani liberano Milano dall’occupazione dei nazisti e dai fascisti. Anche la popolazione civile insorge e vaste zone dell’Italia settentrionale - e molte città - vengono liberate prima dell’arrivo delle truppe anglo-americane che, dopo aver superato l’ultimo ostacolo della Linea Gotica in Toscana, incalzano le truppe tedesche in ritirata nella pianura Padana. In Europa, intanto, l’Armata Rossa sovietica dilaga in territorio tedesco e giunge alle porte di Berlino mentre gli anglo-americani, dopo lo sbarco in Normandia, avanzano attraverso il Belgio; Hitler, di fronte alla disfatta, si suicida nel suo bunker. Più di cinque anni dopo l’invasione tedesca della Polonia, dunque, la guerra mondiale giunge al suo epilogo (il Giappone invece si arrenderà solo in settembre, dopo lo sgancio di due bombe atomiche da parte degli americani).



In Italia, l’ultimo inverno di guerra è terribile. Gli Alleati sono bloccati sulla Linea Gotica, che taglia la penisola da est ad ovest all’altezza della Toscana, mentre le atrocità dei nazisti ai danni della popolazione civile si moltiplicano. Solo all’inizio della primavera il generale Alexander lancia l’offensiva finale: il 21 aprile gli anglo-americani entrano a Bologna e si aprono definitivamente la strada verso la valle del Po. Le bande partigiane, contemporaneamente, attaccano le città ancora occupate, dove la popolazione civile insorge contro i nazisti e i fascisti. Entro il 25 aprile i centri maggiori vengono liberati, alcuni giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate.



L’ultimo atto del fascismo è il tentativo di fuga prima e la fucilazione poi di Benito Mussolini. All’inizio dell’insurrezione di Milano il dittatore è ancora in città e, di fronte al precipitare degli eventi, tenta di concordare col Comitato di liberazione nazionale una resa onorevole. I dirigenti del Cln-Ai però sono irremovibili nel pretendere la resa senza condizioni. Mussolini allora decide la fuga, travestito da soldato tedesco e sotto la scorta delle SS, verso la Svizzera (col progetto di riparare poi in Spagna, ancora governata dal generale Franco). Giunto nei pressi della frontiera, però, a causa delle difficoltà di superare il confine, il gruppo si unisce a un distaccamento tedesco in ritirata. A Dongo il dittatore viene riconosciuto e catturato da un gruppo di partigiani.



La ricostruzione dettagliata delle ultime ore di vita del duce dopo la cattura e le circostanze della sua esecuzione sono tutt’oggi al centro di un fitto dibattito storiografico e ancora non è stata fatta piena luce su molti dettagli. Secondo la versione ufficiale egli viene subito fucilato per ordine del Cln-Ai, insieme all’amante Claretta Petacci che lo ha seguito nella fuga. Il 29 aprile i loro corpi vengono esposti, insieme a quelli di altri gerarchi, in Piazzale Loreto a Milano, appesi a testa in giù alla tettoia di un distributore di benzina (nello stesso luogo dove in precedenza erano stati ammucchiati i cadaveri di 15 partigiani).



Nei giorni seguenti si verificano varie esecuzioni sommarie e si consumano molte vendette contro "repubblichini" e collaborazionisti, ritenuti autori o complici delle violenze commesse negli anni dell’occupazione. Si conclude così, con questo tragico epilogo, un periodo caratterizzato da venti anni di dittatura fascista, cinque di guerra e soprattutto dagli ultimi due anni in cui gli italiani sono protagonisti e vittime di quella guerra nella guerra che, nel giudizio più recente della storiografia (Claudio Pavone), è stata definita una vera e propria guerra civile. ( ANPI di Roma)







RobyDick







Ecco la canzone più famosa dei partigiani:







O BELLA CIAO



(ASCOLTANE LA MUSICA)



Una mattina mi son svegliato



o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao ciao.



una mattina mi son svegliato



ed ho trovato l'invasor.







O partigiano portami via



o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao ciao.



O partigiano portami via



che mi sento di morir.







E se io muoio da partigiano



o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao ciao.



E se io muoio da partigiano



tu mi devi seppellir.







Mi seppellirai lassù in montagna



o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao ciao.



mi seppellirai lassù in montagna



sotto l'ombra di un bel fior.







E le genti che passeranno

o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao ciao.

E le genti che passeranno

gli diranno "che bel fior".







E' questo il fiore del partigiano



o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao ciao.



E' questo il fiore del partigiano



morto per la libertà.







E' questo il fiore



del partigiano



morto per la libertà.







Dal sito "Porte Aperte sulla classe ... GranBurrasca in vista".

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domenica 24 aprile 2011

FRANCESCO BARACCA - Asso dell'Aviazione Italiana (da: Wikipedia.it)

FRANCESCO BARACCA - Asso dell'Aviazione Italiana

Nato a Lugo di Romagna il 9-5-1888, è morto nei pressi di  Nervesa della Battaglia il 19-6-1918, abbattuto dall'aviazione nemica.
Gli sono attribuite 34 vittorie in duelli aerei.

[modifica] BiografiaSi formò alla Scuola Militare di Modena, corpo della Cavalleria.




Nel 1912, tenente dei Lancieri, passava in aviazione. Si distinse presto per l'eccezionale abilità nelle tecniche acrobatiche.



Il 7 aprile 1916 abbatteva il primo apparecchio austriaco.



Il 19 giugno 1918 precipitava con l'aereo in fiamme, nel corso di una missione di mitragliamento a bassa quota, sopra Colle Val dell'Acqua, sul Montello (tra Nervesa della Battaglia e Giavera del Montello). Fu abbattuto probabilmente da un colpo di fucile sparato da terra, mentre con il suo SPAD S.VII sorvolava le trincee austriache.



[modifica] I duelliQuando l’Italia entrò in guerra, Baracca era pilota di un biposto Nieuport. Dopo ripetuti infruttuosi combattimenti, gli venne assegnato un Nieuport 11 Bebé con il quale – in forza alla 70ª Squadriglia – entrò ripetutamente in azione nella seconda metà del 1915. Finalmente, il 7aprile 1916 otteneva la sua prima vittoria, su un Aviatik biposto. [2] Il suo primo abbattimento venne effettuato sopra il cielo di Gorizia: dopo vari minuti di ingaggio riuscì a portarsi con una cabrata in coda al velivolo avversario che, ricevuti 45 colpi, non ebbe scampo e precipitò.



Altre vittorie seguirono presto la prima, e, all’inizio di maggio, aveva ottenuto già sette vittorie individuali e tre in collaborazione. Il 13 maggio Baracca otteneva un’altra vittoria (in collaborazione). Nel giugno 1916 otteneva una promozione a capitano. [2] Il primo maggio 1917, Baracca veniva trasferito alla neocostituita 91ª Squadriglia, equipaggiata con il nuovo SPAD S.VII. In quel periodo, il numero crescente delle sue vittorie aeree lo aveva ormai reso famoso in Italia. Nel settembre 1917, con 19 vittorie al suo attivo, era l’asso italiano con il maggior numero di abbattimenti. Altri cinque seguirono in ottobre, con due doppi abbattimenti in due singoli giorni. La seconda – di queste duplici vittorie – venne conseguita il 26 ottobre, ai danni di due Aviatik tedeschi. Quando gli Austro-Ungarici, rinforzati da forze germaniche, inclusi tre Jastas, lanciarono la loro offensiva che portò alla disfatta di Caporetto, la 91ª Squadriglia venne riequipaggiata con lo Spad S.XIII. Pilotando questo nuovo aereo, Baracca portò il totale delle sue vittorie a 30, ma subito dopo venne messo a riposo. Dopo aver ricevuto la Medaglia d’Oro al Valor Militare, nel marzo 1918, ritornò in azione nel maggio 1918. Il 15 giugno, con l’abbattimento di altri due biposto, portò il totale delle sue vittorie a 34. [2]



L'ultimo abbattimento fu a Borgo Malanotte nei pressi di Tezze di Piave, mentre stavano arrivando le truppe austriache, tanto che le retroguardie italiane in ritirata segnalarono al pilota di non scendere a visionare l'aereo abbattuto, dato l'imminente arrivo del nemico. Francesco Baracca partecipò a 63 combattimenti aerei, abbattendo 34 velivoli nemici.





Francesco Baracca accanto al suo caccia SPAD S.XIII.[modifica] La concezione del combattimentoBaracca mostrò ben presto quale fosse la sua concezione del duello aereo, quando, dopo il suo primo abbattimento, atterrò subito nei pressi dello schianto per sincerarsi delle condizioni del pilota nemico e congratularsi con lui per il combattimento.



Questo gesto da parte di Baracca non fu isolato, infatti sosteneva «è all'apparecchio che io miro, non all'uomo».



In una lettera scritta alla madre ebbe a esprimere tutto il suo dolore per l'uso di pallottole traccianti, dopo avere visto un aviatore austriaco, avvolto dalle fiamme, gettarsi nel vuoto da alta quota. Baracca riteneva che le moderne armi d'ingaggio stavano rendendo più crudeli i metodi di combattimento.



[modifica] Tesi sulla scomparsaRecentemente è stata avanzata una tesi secondo la quale Baracca piuttosto che bruciare con il velivolo o essere fatto prigioniero abbia preferito suicidarsi (il corpo, ustionato in più punti, presentava una ferita di pallottola sulla tempia destra), mentre da tempo esiste la rivendicazione dell'abbattimento da parte di un pilota austriaco[3], ma nessuna di queste due tesi sembra supportata da elementi concreti. Alle due tesi se ne è aggiunta ultimamente un'altra, ossia che un tiratore austriaco appostato su un campanile lo abbia colpito. Secondo un autorevole storico anglosassone, da ricerche nei registri austro-ungarici risulterebbe che Baracca venne ucciso dal mitragliere di un biposto austriaco che l'asso italiano stava attaccando dall'alto e alle spalle. [2] In ogni caso, nei giorni del ritiro delle truppe austriache da Bavaria e Nervesa per raggiungere la riva sinistra del Piave, un giornalista di guerra al seguito delle truppe italiane disse che fu difficile localizzare l'aereo caduto, poiché era finito in una fitta radura di alberi, da cui la certezza che il nemico non lo avesse trovato. Inoltre la stampa austriaca, in quei giorni di combattimento, non se ne era occupata, tanto che qualcuno sperava di trovarlo ancora in vita, magari ferito e nascosto da qualche parte. Il re aveva mandato ai suoi genitori un telegramma che auspicava una risoluzione positiva, speranza che si infranse solo di fronte al ritrovamento del cadavere e dell'aereo caduto. La bara fu trasferita nella sua dimora abituale Villa Borghesan e il funerale privato si tenne nella Chiesa parrocchiale di San Giorgio a Quinto di Treviso, una seconda cerimonia pubblica si tenne nel cimitero di Quinto, vicino all'Aeroporto di San Bernardino da cui partì per l’ultima missione; all'ingresso della strada dove si trovava l'aeroporto si vede una stele composta da una ala e da una targa ricordo. Al suo passaggio parteciparono le autorità civili e militari, oltre che la gente del paese. Il giorno dopo la salma venne trasportata a Lugo, dove si svolsero i funerali ufficiali.



[modifica] L'insegna personaleL'insegna personale di Baracca, che l'asso faceva dipingere sulle fiancate dei suoi velivoli, era il famoso cavallino rampante, sul cui colore esatto esiste un piccolo mistero. Diversi indizi sembrano infatti indicare che il colore originario del cavallino fosse il rosso, tratto per inversione dallo stemma del 2º Reggimento "Piemonte Reale Cavalleria" di cui l'asso romagnolo faceva parte, e che il più famoso colore nero fu invece adottato in segno di lutto dai suoi compagni di squadriglia solo dopo la morte di Baracca.



Qualche anno dopo il termine della Prima guerra mondiale, nel 1923, la madre di Francesco Baracca donò ad Enzo Ferrari il suo emblema che, modificato nella posizione della coda e del colore dello sfondo, ora giallo, ornò le vetture condotte dal pilota per la scuderia da corsa della Alfa Romeo e, più tardi, andò a ornare le vetture della ditta che Ferrari fondò subito dopo la seconda guerra mondiale: ancora oggi è il simbolo dell'omonima casa automobilistica.



Meno conosciuto è il fatto che anche la Ducati utilizzò il cavallino rampante (pressoché identico a quello della Ferrari) sulle proprie moto dal 1956/57 al 1960/61. Il marchio fu scelto dal celebre progettista della Ducati Fabio Taglioni che era nato a Lugo (RA) come Baracca.





Il monumento di Nervesa.

Lapide posta all'interno del tempietto.Sul luogo dell'abbattimento esiste tuttora un monumento (vicino a Nervesa della Battaglia), con una dedica di Gabriele D'Annunzio.



[modifica] Il rapporto con D'AnnunzioD'Annunzio, motivato da sincera stima nei confronti di Baracca, ne esaltò le gesta, rendendosi conto delle superiori qualità, morali e militari, dell'Eroe di Lugo, cui sempre tributò la più sincera ammirazione prima, ed il nostalgico ricordo dopo la prematura morte.



[modifica] La replica del velivoloLa replica funzionante di uno dei due SPAD S.XIII pilotati da Francesco Baracca, realizzata da Giancarlo Zanardo, è stata presentata in un volo dimostrativo a Nervesa della Battaglia, il 5 aprile 2008, in occasione della serie di commemorazioni previste per il 90º anniversario della Battaglia del solstizio. Il biplano, costruito con le tecniche e i materiali dell'epoca, è stato impreziosito con un frammento di tela proveniente dalla fusoliera di uno degli aerei della 91ª Squadriglia, cui apparteneva Baracca.



[modifica] Le onorificenze Medaglia d'oro al valor militare

«Primo pilota da caccia in Italia, campione indiscusso di abilità e di coraggio, sublime affermazione delle virtù italiane di slancio e di audacia, temprato in sessantatré combattimenti, ha già abbattuto trenta velivoli nemici, undici dei quali durante le più recenti operazioni. Negli ultimi scontri, tornò due volte col proprio apparecchio colpito e danneggiato da proiettili di mitragliatrici.[4][5]»

— Cielo dell’Isonzo, della Carnia, del Friuli, del Veneto e degli Altipiani, 25 novembre 1916, 11 febbraio, 22, 25, 26 ottobre, 6, 7, 15, 23 novembre, 7 dicembre 1917

Medaglia d'argento al valor militare

«Nell'occasione d'una incursione aerea nemica, addetto al pilotaggio d'un aeroplano da caccia, con mirabile sprezzo del pericolo, arditamente affrontava un potente aeroplano nemico e, dando prova di alta perizia aviatoria e di grande sangue freddo, ripetutamente lo colpiva col fuoco della propria mitragliatrice fino a causarne la discesa precipitosa nelle nostre linee. Per impedire che gli aviatori nemici distruggessero l'apparecchio appena atterrato, discendeva anch'egli precipitosamente raggiungendo lo scopo e concorrendo alla pronta cattura dei prigionieri.[4]»

— Cielo di Medeuzza, 7 aprile 1916

Medaglia d'argento al valor militare

«Pilota aviatore addetto ad una squadriglia da caccia, con sereno sprezzo di ogni pericolo e grande sangue freddo dando prova di molta perizia aviatoria, affrontava potenti aeroplani nemici, concorrendo molto efficacemente, con altro apparecchio da caccia, a determinare la caduta precipitosa di due velivoli avversari: l'uno in territorio nemico fra Bucovina e Ranziano, l'altro entro le nostre linee a Creda, gesso Caporetto.[4]»

— Cielo di Gorizia 23 agosto 1916, cielo di Caporetto, 16 settembre 1916

Medaglia d'argento al valor militare

«Pilota aviatore addetto a una squadriglia da caccia, con sereno sprezzo di ogni pericolo e grande sangue freddo, dando prova di rara perizia aviatoria, affrontava un potente e bene armato aeroplano nemico, riuscendo con ben diretto fuoco di mitragliatrice a determinarne la caduta in territorio nazionale. Già distintosi in altro fiero combattimento aereo sostenuto nel cielo di Tolmezzo il 25 novembre 1916, combattimento che ebbe per risultato l'abbattimento dell'avversario.[4]»

— Cielo di Udine, 11 febbraio 1917

Medaglia di bronzo al valor militare

«Informato con altri aviatori che un aeroplano nemico volteggiava con insistenza sopra Monte Stol e Monte Stariski per regolare il tiro delle proprie batterie montato su un velivolo da caccia arditamente affrontava l'apparecchio avversario che strenuamente si difese con una mitragliatrice e con un fucile a tiro rapido, e dopo una brillante e pericolosa lotta concorreva ad abbatterlo rimanendo ucciso l'ufficiale osservatore e ferito mortalmente il pilota.[4]»

— Monte Stariski, 16 settembre 1916

Ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia

«Onorificenza conferita con regio decreto numero 50 del 5 agosto 1917.[6]»

— di Francesco Baracca

Croce di guerra francese con palme

— SPAD S.XIII

Croce militare britannica (Military Cross)



Croce di ufficiale della corona belga



Medaglia al valore serba





[modifica] IntitolatiL'odierno ex aeroporto militare con sede a Centocelle (Roma) porta oggi il suo nome ed è sede del Comando Squadra Aerea (CSA) e del Comando Operativo di vertice Interforze.



L'attuale 9º Stormo dell'Aeronautica Militare, con sede a Grazzanise (CE), è intitolato a Francesco Baracca ed il suo scudo araldico riproduce l'emblema del "Cavallino Rampante" nero. Il cavallino nero (iscritto in una nuvola bianca) è anche l'emblema del 10º Gruppo Caccia e (sovrapposto ad un arco rosso con freccia incoccata su fondo verde) del 12º Gruppo Caccia, ambedue parte del 36º Stormo di Gioia del Colle, mentre è presente a colori invertiti (cavallino bianco in campo nero) nello stemma del 4º Stormo di Grosseto e del dipendente 9º Gruppo Caccia.



Un altro aeroporto intitolato all'aviatore è il "Francesco Baracca di Lugo di Romagna" che attualmente è sede di una scuola volo elicotteristi.



L'odierno stadio comunale di calcio di Mestre, in provincia di Venezia, è intitolato all'aviatore scomparso.



L'istituto tecnico aeronautico statale di Forlì è intitolato a Francesco Baracca



[modifica] Note1.^ Biografia di Francesco Baracca

2.^ a b c d Shores 1983, p. 41.

3.^ Il bollettino di guerra austro-ungarico del 3 luglio 1918 attribuì l'abbattimento al tenente Barrug, con pilota il sergente Kauer, ma la cosa venne immediatamente smentita da parte italiana: «In quel giorno l'aviazione austriaca già completamente battuta dalla nostra, era assente dal cielo della battaglia», boll. uff. 3/7/18, in Diario della guerra d'Italia, Milano, Fratelli Treves, 1924.

4.^ a b c d e Sito del museo Francesco Baracca

5.^ Medaglia d'oro al valor militare BARACCA Francesco. Quirinale. URL consultato il 30-7-2007.

6.^ Sito del Quirinale.

[modifica] BibliografiaShores, Christopher, Air Aces , Greenwich, CT, Bison Books, 1983. ISBN 0-86124-104-4

[modifica] Altri progetti Wikimedia Commons contiene file multimediali su Francesco Baracca

[modifica] Collegamenti esterniMuseo che la sua città natale gli ha dedicato.

Monumento nella sua città natale

Monumento nel luogo in cui il suo aereo precipitò

Monumento a Milano

Storia dello stemma del "Cavallino Rampante"

Il Sacello a F.Baracca a Nervesa della Battaglia"

Museo storico dell'Aeronautica Militare

Portale Aeronautica Portale Biografie

Portale Grande Guerra Portale Romagna

Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Baracca"

Categorie: Nati nel 1888
Morti nel 1918
Nati il 9 maggio
Morti il 19 giugno
Assi dell'aviazione italiana della prima guerra mondiale
Cavalieri dell'Ordine Militare d'Italia
Medaglie d'oro al valor militare
Medaglie d'argento al valor militare
Medaglie di bronzo al valor militare
[altre]

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Asix's teeth are waiting to say "Good Easter 2011!!"

Asix, on Easter 2011 day, toward the South!

Asix wishes you "Good Easter", it's today!

Asix. Desiring Father Christmas who'll carry the new teeth!

Asix and his women



Asix and his women

sabato 23 aprile 2011

Jesus Christ Superstar - Superstar



Auguri di Buona Pasqua a tutti!!
Enio8

La Colomba di Pasqua (ricetta). Forse pioverà, ma provatevi a farvi questa ricetta di RicetteZafferano.it!!

Colomba di Pasqua


Aggiungi al mio ricettario 87 Commenti Categoria: Portate - Dolci e Dessert





Ingrediente principale della ricetta

Il Cedro



« Le sue RicetteDifficoltà: Elevata

Cottura: 40 min

Preparazione: 20 ore min

Dosi per 8 persone

Tutte le ricette di GialloZafferano sul tuo iPhone!



La colomba, insieme all’uovo di Pasqua, fa parte della tradizione gastronomica Pasquale dell’Italia intera; le sue origini vanno ricercate verso la metà del VI secolo quando, durante l’assedio di Pavia da parte di Re Alboino, lo stesso si vide offrire un dolce a forma di colomba in segno di pace.

La storia recente e forse quella più realistica, vede nei primi del Novecento l'azienda milanese Motta, creare un dolce simile al panettone, ma con un aspetto decisamente legato alla Pasqua: nasce così la colomba come la conosciamo oggi, un morbido dolce lievitato, con canditi e una croccante ricopertura di glassa e mandorle.





Ingredienti per l'impasto

Arance

candita 100 gr

Arance

la buccia grattugiata di 1

Burro

250 gr

Cedro

candito 50 gr

Farina

bianca "00" 200 gr

Farina

manitoba 300 gr

Latte

100 gr

Lievito di birra

25 gr

Limoni

la buccia grattugiata di 1

Miele

un cucchiaio

Uova

3 intere + 3 tuorli

Vanillina

1 bustina

Zucchero

160 gr



...per la glassa

Mandorle

farina 100 gr

Mandorle

intere e non spellate 50 gr

Uova

albume di 3

Zucchero

vanigliato 100 gr

Zucchero

granella 50 gr





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E-Mail: ■ Preparazione







La difficoltà di preparazione della colomba pasquale stà nella sua lavorazione, che è piuttosto lunga e laboriosa; l’importante è non avere fretta per permettere all’impasto la giusta lievitazione.



Primo impasto:

impastate 100 gr di farina 00 con poco latte e il lievito, facendo riposare l’impasto al caldo per 30 minuti coperto con un panno.

Secondo impasto:

Aggiungete all’impasto gli altri 100 grammi di farina 00 con il restante latte, eventualmente diluendolo con poca acqua tiepida fino a raggiungere un impasto morbido che lascerete riposare e lievitare altri 30 minuti coperto e al caldo.

Terzo impasto:

Unite ora 150 grammi di farina Manitoba, 60 grammi di zucchero ed incorporate lentamente 80 grammi di burro, formando una pasta uniforme ed elastica che lascerete riposare per 2 ore circa, sempre coperta e sempre al caldo.





Quarto impasto:

All’impasto lievitato, unite ora uno alla volta tutti gli ingredienti rimasti , iniziando dai 150 gr di farina Manitoba, i 170 gr di burro, impastando fino a che il burro non sarà completamente assorbito.

Aggiungete un pizzico di sale, i 60 grammi di zucchero rimasti, la vanillina, la buccia degli agrumi, il miele e, una ad una, le uova cominciando dai tuorli; amalgamate bene tutti gli ingredienti aggiustando eventualmente con qualche cucchiata di farina se l’impasto risultasse troppo appiccicoso.

Per ultimo aggiungete i canditi, e riponete anche in questo caso l’impasto a lievitare per 8 ore circa sempre al caldo e sempre coperto.

Quinto impasto:

Lavorate un ultima volta l’impasto per fargli perdere il gonfiore e riponetelo nello stampo di cartoncino a forma di colomba che potete tranquillamente trovare in tutti i supermercati, e lasciatelo lievitare per altre 6 ore.





Nel frattempo preparate la glassa con la quale andrete a ricoprire la colomba poco prima di infornarla.

Macinate le mandorle pelate fino ad ottenere una farina, che unirete allo zucchero a velo vanigliato e all’albume delle 3 uova che non avete usato nell’impasto della colomba; mescolate il tutto fino ad ottenere una glassa non troppo fluida che altrimenti colerebbe ai lati.



Ricoprite con questa glassa la colomba e per ultimo cospargetela con lo zucchero in graniglia e le mandorle non pelate.

Infornate la colomba in forno già caldo a 200°, e poi dopo i primi 10 minuti abbassate la temperatura a 180°, cuocendo per altri 30 minuti circa, coprendola con un foglio di carta da forno per proteggere la glassatura. Una volta raffreddata, cospargete la colomba con zucchero a velo.









■ Consiglio







Visti i lunghi tempi di lievitazione richiesti per ottenere un dolce soffice e gustoso, vi consigliamo di iniziare la preparazione il sabato pomeriggio in modo tale da finire il 4° impasto la sera ed avere tutta la nottata a disposizione per la lievitazione, la domenica mattina riprendete l’impasto lavorandolo qualche istante e contando 6 ore di ulteriore lievitazione, la vostra colomba sarà pronta per essere cotta nel pomeriggio della domenica.









■ Curiosita'







La produzione della colomba, cosi come quella di altri dolci storici Italiani è protetta addirittura da un decreto legge, precisamente quello del 22/07/05, nel quale si stabilisce che la produzione di questo dolce deve rispondere a determinate caratteristiche per poter utilizzare il suo nome tipico.

L’art. 1 ad esempio riporta quanto segue:

“La denominazione colomba e' riservata al prodotto dolciario da forno a pasta morbida, ottenuto per fermentazione naturale da pasta acida, di forma irregolare ovale simile alla colomba, una struttura soffice ad alveolatura allungata, con glassatura superiore e una decorazione composta da granella di zucchero e almeno il due per cento di mandorle, riferito al prodotto finito e rilevato al momento della decorazione.”

Entro a casa da qui.

Previsioni meteo per Pasqua (da: Il Meteo.it)

Piogge su Sardegna,Toscana, Liguria, Emilia. Poi nubi e qualche pioggia


Guarda i nuovi VIDEO. OGGI piogge al nordovest e Sardegna, Emilia e Toscana e alto Lazio. PASQUA: piogge su est Alpi, Prealpi, deboli tra Appennino ed Emilia Romagna, poi Sardegna, più sole al sud, Sicilia. LUNEDÌ 25 APRILE-Pasquetta mite, ma instabile con rovesci su Alpi, Prealpi, Piemonte, poi dalla Sardegna verso il centrosud, più sole su coste venete e romagnolo-marchigiane e della Liguria. NEW: Guarda i VIDEO > 15 giorni/1 Maggio> Viabilità - Calcola Viaggio > iPhone/Android > Webcam > Meteo per siti web

giovedì 21 aprile 2011

Non si può godersela!

Non si può godersela, perchè nel momento che te la godi, c'è subito qualcuno che te la chiav.!

giovedì 14 aprile 2011

Platone. Cenni autobiografici (stralcio da: Wikipedia.it)

[modifica] BiografiaNacque ad Atene da genitori aristocratici: il padre Aristone, che vantava tra i suoi antenati Codro, l'ultimo leggendario re d'Atene, gli impose il nome del nonno, cioè Aristocle; anche la madre, Perittione, secondo Diogene Laerzio, discendeva dal famoso legislatore Solone [3] [4] [5]




La sua data di nascita viene fissata da Apollodoro di Atene, nella sua Cronologia, all'ottantottesima Olimpiade, nel settimo giorno del mese di Targellione, ossia alla fine di maggio del 428 a.C.[6] Ebbe due fratelli, Adimanto e Glaucone, citati nella sua Repubblica, e una sorella, Potone, madre di Speusippo, futuro allievo e successore, alla sua morte, alla direzione dell'Accademia di Atene.



Fu un altro Aristone, un lottatore di Argo, suo maestro di ginnastica, a chiamarlo Platone (dal greco πλατύς, platýs, che significa "ampio") date le ampie spalle; altri danno del nome un'altra derivazione, come l'ampiezza della fronte o la maestà dello stile letterario. Diogene Laerzio, riferendosi ad Apuleio,[7] a Olimpiodoro[8] e a Eliano,[9] informa che avrebbe coltivato la pittura e la poesia, scrivendo ditirambi, liriche e tragedie, che avrebbero avuto in seguito, insieme ai mimi, un'importanza fondamentale per la scrittura dei suoi dialoghi.



[modifica] I viaggi e l'incontro con SocrateFrequentò l'eracliteo Cratilo e il parmenideo Ermogene, ma non è certo se la notizia sia reale o se voglia giustificare la sua successiva dottrina, influenzata sotto diversi aspetti dal pensiero dei suoi due grandi predecessori, Eraclito e Parmenide, da lui considerati gli autentici fondatori della filosofia.



Avrebbe partecipato a tre spedizioni militari, durante la guerra del Peloponneso, a Tanagra, a Corinto e a Delio, dal 409 a.C. al 407 a.C., anno in cui, conosciuto Socrate, avrebbe distrutto tutte le sue composizioni poetiche per dedicarsi completamente alla filosofia.[10]



Fondamentale il suo incontro con Socrate che, dopo la parentesi del governo, oligarchico e filo-spartano, dei Trenta tiranni, del quale faceva parte lo zio di Platone Crizia, fu accusato dal nuovo governo democratico di empietà e di corruzione dei giovani e condannato a morte nel 399 a.C..



Dopo la morte del maestro sarebbe andato a Megara insieme con altri allievi di Socrate, poi a Cirene, frequentando il matematico Teodoro di Cirene e ancora in Italia, dai pitagorici Filolao ed Eurito. Di qui, si sarebbe recato in Egitto, dove i sacerdoti l'avrebbero guarito da una malattia. Ma la fondatezza della notizia di questi viaggi è molto dubbia.



[modifica] I primi dialoghi « I primi dialoghi platonici sono concordi nell'attribuire una valutazione sostanzialmente positiva alle tecniche.[11] »





A partire dal 395 a.C. Platone dovrebbe aver iniziato a scrivere i primi dialoghi, nei quali affronta il problema culturale rappresentato dalla figura di Socrate e la funzione dei sofisti: nascono così, in un possibile ordine cronologico:



l'Apologia (il suo primo dialogo);

il Critone, in cui Socrate discute la legittimità delle leggi;

lo Ione, parodia ironica di poeti;

l'Eutifrone;

il Carmide;

il Lachete;

il Liside;

l'Alcibiade I;

l'Alcibiade II (queste due attribuzioni a Platone sono tuttavia discusse);

l'Ippia Maggiore;

l'Ippia Minore;

il Trasimaco (che confluirà nella Repubblica come primo libro);

il Menesseno;

il Protagora;

il Gorgia.

[modifica] Il primo viaggio a SiracusaCerto è invece che Platone, intorno al 388 a.C., dopo aver aver conosciuto il pitagorico Archita, governatore di Taranto, sia stato a Siracusa, governata da Dionigi I, dove strinse amicizia col cognato del tiranno, Dione,[10] che guardò con favore ai programmi politici di Platone. Ma opposto fu l'atteggiamento di Dionigi che costrinse Platone ad abbandonare Siracusa per Atene; fatto sbarcare nell'isola di Egina, nemica di Atene, vi venne fatto prigioniero e reso schiavo; per sua fortuna, il socratico Anniceride di Cirene lo riscattò. Ma anche quest'episodio, narrato con varianti da Diogene Laerzio,[12] è molto dubbio.

martedì 5 aprile 2011

CITTADELLA (PD), Alcune notizie storiche

Le mura del 1220 conservano tutta la loro suggestione.




Leggenda le vuole edificate, molto probabilmente su precendenti manufatti (è ipotizzabile su di una 'Motta' pre-romana), per fronteggiare le minacce della vicina Castelfranco Veneto, avamposto Trevigiano, ma anche per arginare le ultime scorribande barbare. Altre leggende narrano di demolizioni di rovine dei castelli del circondario quali Carturo, San Pietro in Gù, Onara, Curtarolo, per riciclare le pregiate pietre da costruzione.



Tra le sue strutture venne adattata una 'zilia' (dal nome dell'ingegner Egidio, progettista di questi luoghi infernali) di Ezzeliniana memoria, la 'Torre di Malta' terrificante luogo di reclusione e tortura. Ed Ezzelino III, il tiranno, s'impone tra i protagonisti di quello scorcio storico e, nel bene o nel male, Cittadella è icona di quella concezione sociale e protagonista di quel tumultuoso processo di trasformazione a cavallo tra medioevo e primo rinascimento comunale.



Certo è il fatto che il Comune di Padova impose la costruzione in questo strategico nodo per sminuire l'importanza della fiorente cittadina di Onara (ora piccolissima frazione del Comune di Tombolo), patria degli Ezzelini, a quel tempo centro commerciale di notevole importanza.



Protetta da questo formidabile strumento di difesa, la fortezza militare fu cardine nelle lotte tra signorie dell'alta pianura e pedemontana veneta fino all'avanzata, nel 1509, degli eserciti della Lega di Cambrai. Nuove strategie belliche, nuove armi terrificanti, le bombarde, fecero la loro comparsa e le vecchie mura, di concezione medioevale, nulla poterono.

La Serenissima abbandonò al loro destino i castelli e le cittadelle murate quali Cittadella e Bassano del Grappa e ripiegò su Padova e Treviso dove, in fretta e furia, vennero costruite le 'nuovissime' mura delle città con soluzioni tecniche mai viste prima di allora.



Passata la grande bufera, con la 'pax' veneziana viene smantellato il presidio militare e, all'interno delle mura, si sviluppa il tessuto urbano civile che porterà Cittadella ad essere una delle più vivaci e caratteristiche cittadine dell'alto territorio veneto.





Nell'ottocento si prese in considerazione l'abbattimento delle mura funzionale allo sviluppo urbano e l'accesso con mezzi meccanici. Alcuni muri delle quattro porte erano già stati effettivamente abbattuti ad inizio secolo durante l'incursione napoleonica per allargare l'accesso alla città. Successivamente vennero in parte riedificati ma con interventi, specie per le merlature a coda di rondine, che possiamo definire 'falso storico'.



Dopo il recente restauro, è possibile percorrere il camminamento di ronda e vedere la città da questa particolarissima prospettiva: tra il dentro ed il fuori le mura.



Le mura: barriera, protezione, intralcio, pericolo, chiusura o appartenenza?

Sicuramente, oggi, una grande risorsa. Un'opera d'arte, ma soprattutto una macchina del tempo che ci restituisce la possibilità leggere la storia.

Cittadella, tramonto invernale sulle mura

Cittadella, città murata

Cittadella, foto varie -1-

Cittadella, foto varie -2-

le mura dal camminamento di ronda

foto panoramica dal camminamento di ronda sulle mura

Cittadella, cortina muraria tra porta Vicenza e porta Padova - panoramica (P01)

Cittadella, cortina muraria tra porta Vicenza e porta Padova - panoramica (P02)

nei dintorni di Cittadella:

San Giorgio in Brenta

San Martino di Lupari: le Motte

San Martino di Lupari: San Massimo

Tombolo: Palude di Onara (1)

Tombolo: Palude di Onara (2)

Tombolo: Palude di Onara (4)

Fontaniva

San Giorgio in Bosco

indirizzi utili a Cittadella e nel cittadellese

Comune di Cittadella - piazza L.Pierobon, 1 - tel.049.9413411

cittadella@comune.cittadella.pd.it

www.comune.cittadella.pd.it



Biblioteca - tel.049.9413470



IAT informazioni turistiche: Casa del Capitano - Porta Bassanese, 2 - tel.049.9404485

turismo@comune.cittadella.pd.it

feste e avvenimenti ricorrenti a Cittadella e nel cittadellese

avvenimento dove quando info

Voci dell'Evo di Mezzo Cittadella ultima settimana settembre

antica fiera agricola Cittadella fine ottobre

fiera campionaria Villa del Conte primi di luglio

bibliografia Cittadella, cittadellese e territorio padovano

titolo autore edizione

Storia di Cittadella - 2 vol. Autori Vari Cittadella, 2008

Dai nobili Morosini ai nostri giorni. Sant�Anna Morosina Paolo Miotto 2009

130 anni di migrazioni a San Giorgio in Bosco Paolo Miotto 2008

Tombolo e la sua antica comunità cristiana Paolo Miotto 2008

Abbazia Pisani. Storia di un monastero millenario e della sua gente Paolo Miotto 2006

San Martino di Lupari Trivisan e Padoan: il caso bizzarro di un paese diviso civilmente per mezzo millennio Paolo Miotto 2006

A Tombolo nella prima metà del '600: fra giochi di potere e miracoli in un villaggio alla ricerca di identità Paolo Miotto 2005

San Giorgio in Bosco. Una costellazione di villaggi fra identità particolari e storia comunale collettiva Paolo Miotto 2004

Borghetto, storia di un antico borgo e dell'oratorio di San Massimo Paolo Miotto 1999

Il Complesso architettonico monumentale di San Martino di Lupari fra storia e arte Paolo Miotto 1998

Campretto. Storia di un territorio e della sua antica comunità Paolo Miotto 1997

San Giorgio in Bosco. Società e istituzioni civili in un paese rurale dell'Alta Padovana dall'Unità d'Italia al XX secolo Paolo Miotto 1997

Il territorio di Villa del Conte nella storia. L'Abbazia di S.Pietro e S.Eufemia, S.Massimo di Borghetto e la Contea del Restello Paolo Miotto 1994

Cittadella, città murata S.Bortolami Cittadella, 1990

Arti e mestieri nel cittadellese F.Rizzetto San Martino di Lupari, 1989

Storia di Cittadella - 1220/1797 F.Rizzetto San Martino di Lupari, 1988

Cittadella prima del mille: la Pieve di San Donato G.Franceschetto Cittadella, 1955

Ai piedi del Grappa. Guida storica-turistica di Bassano del Grappa, Marostica, Nove, Cittadella, Castelfranco Veneto, Asolo, Cittadella. Padova, 1981



vedi anche

Bassano del Grappa e bassanese

Castelfranco Veneto

Montagnana

città di Padova

un giro in bici tra San Giorgio in Bosco, San Giorgio in Brenta, Campo San Martino, Piazzola sul Brenta

ciclabile Valsugana-Brenta : Trento, Bassano, Padova, Venezia

città murate del Veneto

Padova e territorio padovano...