FRANCESCO BARACCA - Asso dell'Aviazione Italiana
Nato a Lugo di Romagna il 9-5-1888, è morto nei pressi di Nervesa della Battaglia il 19-6-1918, abbattuto dall'aviazione nemica.
Gli sono attribuite 34 vittorie in duelli aerei.
[modifica] BiografiaSi formò alla Scuola Militare di Modena, corpo della Cavalleria.
Nel 1912, tenente dei Lancieri, passava in aviazione. Si distinse presto per l'eccezionale abilità nelle tecniche acrobatiche.
Il 7 aprile 1916 abbatteva il primo apparecchio austriaco.
Il 19 giugno 1918 precipitava con l'aereo in fiamme, nel corso di una missione di mitragliamento a bassa quota, sopra Colle Val dell'Acqua, sul Montello (tra Nervesa della Battaglia e Giavera del Montello). Fu abbattuto probabilmente da un colpo di fucile sparato da terra, mentre con il suo SPAD S.VII sorvolava le trincee austriache.
[modifica] I duelliQuando l’Italia entrò in guerra, Baracca era pilota di un biposto Nieuport. Dopo ripetuti infruttuosi combattimenti, gli venne assegnato un Nieuport 11 Bebé con il quale – in forza alla 70ª Squadriglia – entrò ripetutamente in azione nella seconda metà del 1915. Finalmente, il 7aprile 1916 otteneva la sua prima vittoria, su un Aviatik biposto. [2] Il suo primo abbattimento venne effettuato sopra il cielo di Gorizia: dopo vari minuti di ingaggio riuscì a portarsi con una cabrata in coda al velivolo avversario che, ricevuti 45 colpi, non ebbe scampo e precipitò.
Altre vittorie seguirono presto la prima, e, all’inizio di maggio, aveva ottenuto già sette vittorie individuali e tre in collaborazione. Il 13 maggio Baracca otteneva un’altra vittoria (in collaborazione). Nel giugno 1916 otteneva una promozione a capitano. [2] Il primo maggio 1917, Baracca veniva trasferito alla neocostituita 91ª Squadriglia, equipaggiata con il nuovo SPAD S.VII. In quel periodo, il numero crescente delle sue vittorie aeree lo aveva ormai reso famoso in Italia. Nel settembre 1917, con 19 vittorie al suo attivo, era l’asso italiano con il maggior numero di abbattimenti. Altri cinque seguirono in ottobre, con due doppi abbattimenti in due singoli giorni. La seconda – di queste duplici vittorie – venne conseguita il 26 ottobre, ai danni di due Aviatik tedeschi. Quando gli Austro-Ungarici, rinforzati da forze germaniche, inclusi tre Jastas, lanciarono la loro offensiva che portò alla disfatta di Caporetto, la 91ª Squadriglia venne riequipaggiata con lo Spad S.XIII. Pilotando questo nuovo aereo, Baracca portò il totale delle sue vittorie a 30, ma subito dopo venne messo a riposo. Dopo aver ricevuto la Medaglia d’Oro al Valor Militare, nel marzo 1918, ritornò in azione nel maggio 1918. Il 15 giugno, con l’abbattimento di altri due biposto, portò il totale delle sue vittorie a 34. [2]
L'ultimo abbattimento fu a Borgo Malanotte nei pressi di Tezze di Piave, mentre stavano arrivando le truppe austriache, tanto che le retroguardie italiane in ritirata segnalarono al pilota di non scendere a visionare l'aereo abbattuto, dato l'imminente arrivo del nemico. Francesco Baracca partecipò a 63 combattimenti aerei, abbattendo 34 velivoli nemici.
Francesco Baracca accanto al suo caccia SPAD S.XIII.[modifica] La concezione del combattimentoBaracca mostrò ben presto quale fosse la sua concezione del duello aereo, quando, dopo il suo primo abbattimento, atterrò subito nei pressi dello schianto per sincerarsi delle condizioni del pilota nemico e congratularsi con lui per il combattimento.
Questo gesto da parte di Baracca non fu isolato, infatti sosteneva «è all'apparecchio che io miro, non all'uomo».
In una lettera scritta alla madre ebbe a esprimere tutto il suo dolore per l'uso di pallottole traccianti, dopo avere visto un aviatore austriaco, avvolto dalle fiamme, gettarsi nel vuoto da alta quota. Baracca riteneva che le moderne armi d'ingaggio stavano rendendo più crudeli i metodi di combattimento.
[modifica] Tesi sulla scomparsaRecentemente è stata avanzata una tesi secondo la quale Baracca piuttosto che bruciare con il velivolo o essere fatto prigioniero abbia preferito suicidarsi (il corpo, ustionato in più punti, presentava una ferita di pallottola sulla tempia destra), mentre da tempo esiste la rivendicazione dell'abbattimento da parte di un pilota austriaco[3], ma nessuna di queste due tesi sembra supportata da elementi concreti. Alle due tesi se ne è aggiunta ultimamente un'altra, ossia che un tiratore austriaco appostato su un campanile lo abbia colpito. Secondo un autorevole storico anglosassone, da ricerche nei registri austro-ungarici risulterebbe che Baracca venne ucciso dal mitragliere di un biposto austriaco che l'asso italiano stava attaccando dall'alto e alle spalle. [2] In ogni caso, nei giorni del ritiro delle truppe austriache da Bavaria e Nervesa per raggiungere la riva sinistra del Piave, un giornalista di guerra al seguito delle truppe italiane disse che fu difficile localizzare l'aereo caduto, poiché era finito in una fitta radura di alberi, da cui la certezza che il nemico non lo avesse trovato. Inoltre la stampa austriaca, in quei giorni di combattimento, non se ne era occupata, tanto che qualcuno sperava di trovarlo ancora in vita, magari ferito e nascosto da qualche parte. Il re aveva mandato ai suoi genitori un telegramma che auspicava una risoluzione positiva, speranza che si infranse solo di fronte al ritrovamento del cadavere e dell'aereo caduto. La bara fu trasferita nella sua dimora abituale Villa Borghesan e il funerale privato si tenne nella Chiesa parrocchiale di San Giorgio a Quinto di Treviso, una seconda cerimonia pubblica si tenne nel cimitero di Quinto, vicino all'Aeroporto di San Bernardino da cui partì per l’ultima missione; all'ingresso della strada dove si trovava l'aeroporto si vede una stele composta da una ala e da una targa ricordo. Al suo passaggio parteciparono le autorità civili e militari, oltre che la gente del paese. Il giorno dopo la salma venne trasportata a Lugo, dove si svolsero i funerali ufficiali.
[modifica] L'insegna personaleL'insegna personale di Baracca, che l'asso faceva dipingere sulle fiancate dei suoi velivoli, era il famoso cavallino rampante, sul cui colore esatto esiste un piccolo mistero. Diversi indizi sembrano infatti indicare che il colore originario del cavallino fosse il rosso, tratto per inversione dallo stemma del 2º Reggimento "Piemonte Reale Cavalleria" di cui l'asso romagnolo faceva parte, e che il più famoso colore nero fu invece adottato in segno di lutto dai suoi compagni di squadriglia solo dopo la morte di Baracca.
Qualche anno dopo il termine della Prima guerra mondiale, nel 1923, la madre di Francesco Baracca donò ad Enzo Ferrari il suo emblema che, modificato nella posizione della coda e del colore dello sfondo, ora giallo, ornò le vetture condotte dal pilota per la scuderia da corsa della Alfa Romeo e, più tardi, andò a ornare le vetture della ditta che Ferrari fondò subito dopo la seconda guerra mondiale: ancora oggi è il simbolo dell'omonima casa automobilistica.
Meno conosciuto è il fatto che anche la Ducati utilizzò il cavallino rampante (pressoché identico a quello della Ferrari) sulle proprie moto dal 1956/57 al 1960/61. Il marchio fu scelto dal celebre progettista della Ducati Fabio Taglioni che era nato a Lugo (RA) come Baracca.
Il monumento di Nervesa.
Lapide posta all'interno del tempietto.Sul luogo dell'abbattimento esiste tuttora un monumento (vicino a Nervesa della Battaglia), con una dedica di Gabriele D'Annunzio.
[modifica] Il rapporto con D'AnnunzioD'Annunzio, motivato da sincera stima nei confronti di Baracca, ne esaltò le gesta, rendendosi conto delle superiori qualità, morali e militari, dell'Eroe di Lugo, cui sempre tributò la più sincera ammirazione prima, ed il nostalgico ricordo dopo la prematura morte.
[modifica] La replica del velivoloLa replica funzionante di uno dei due SPAD S.XIII pilotati da Francesco Baracca, realizzata da Giancarlo Zanardo, è stata presentata in un volo dimostrativo a Nervesa della Battaglia, il 5 aprile 2008, in occasione della serie di commemorazioni previste per il 90º anniversario della Battaglia del solstizio. Il biplano, costruito con le tecniche e i materiali dell'epoca, è stato impreziosito con un frammento di tela proveniente dalla fusoliera di uno degli aerei della 91ª Squadriglia, cui apparteneva Baracca.
[modifica] Le onorificenze Medaglia d'oro al valor militare
«Primo pilota da caccia in Italia, campione indiscusso di abilità e di coraggio, sublime affermazione delle virtù italiane di slancio e di audacia, temprato in sessantatré combattimenti, ha già abbattuto trenta velivoli nemici, undici dei quali durante le più recenti operazioni. Negli ultimi scontri, tornò due volte col proprio apparecchio colpito e danneggiato da proiettili di mitragliatrici.[4][5]»
— Cielo dell’Isonzo, della Carnia, del Friuli, del Veneto e degli Altipiani, 25 novembre 1916, 11 febbraio, 22, 25, 26 ottobre, 6, 7, 15, 23 novembre, 7 dicembre 1917
Medaglia d'argento al valor militare
«Nell'occasione d'una incursione aerea nemica, addetto al pilotaggio d'un aeroplano da caccia, con mirabile sprezzo del pericolo, arditamente affrontava un potente aeroplano nemico e, dando prova di alta perizia aviatoria e di grande sangue freddo, ripetutamente lo colpiva col fuoco della propria mitragliatrice fino a causarne la discesa precipitosa nelle nostre linee. Per impedire che gli aviatori nemici distruggessero l'apparecchio appena atterrato, discendeva anch'egli precipitosamente raggiungendo lo scopo e concorrendo alla pronta cattura dei prigionieri.[4]»
— Cielo di Medeuzza, 7 aprile 1916
Medaglia d'argento al valor militare
«Pilota aviatore addetto ad una squadriglia da caccia, con sereno sprezzo di ogni pericolo e grande sangue freddo dando prova di molta perizia aviatoria, affrontava potenti aeroplani nemici, concorrendo molto efficacemente, con altro apparecchio da caccia, a determinare la caduta precipitosa di due velivoli avversari: l'uno in territorio nemico fra Bucovina e Ranziano, l'altro entro le nostre linee a Creda, gesso Caporetto.[4]»
— Cielo di Gorizia 23 agosto 1916, cielo di Caporetto, 16 settembre 1916
Medaglia d'argento al valor militare
«Pilota aviatore addetto a una squadriglia da caccia, con sereno sprezzo di ogni pericolo e grande sangue freddo, dando prova di rara perizia aviatoria, affrontava un potente e bene armato aeroplano nemico, riuscendo con ben diretto fuoco di mitragliatrice a determinarne la caduta in territorio nazionale. Già distintosi in altro fiero combattimento aereo sostenuto nel cielo di Tolmezzo il 25 novembre 1916, combattimento che ebbe per risultato l'abbattimento dell'avversario.[4]»
— Cielo di Udine, 11 febbraio 1917
Medaglia di bronzo al valor militare
«Informato con altri aviatori che un aeroplano nemico volteggiava con insistenza sopra Monte Stol e Monte Stariski per regolare il tiro delle proprie batterie montato su un velivolo da caccia arditamente affrontava l'apparecchio avversario che strenuamente si difese con una mitragliatrice e con un fucile a tiro rapido, e dopo una brillante e pericolosa lotta concorreva ad abbatterlo rimanendo ucciso l'ufficiale osservatore e ferito mortalmente il pilota.[4]»
— Monte Stariski, 16 settembre 1916
Ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia
«Onorificenza conferita con regio decreto numero 50 del 5 agosto 1917.[6]»
— di Francesco Baracca
Croce di guerra francese con palme
— SPAD S.XIII
Croce militare britannica (Military Cross)
Croce di ufficiale della corona belga
Medaglia al valore serba
[modifica] IntitolatiL'odierno ex aeroporto militare con sede a Centocelle (Roma) porta oggi il suo nome ed è sede del Comando Squadra Aerea (CSA) e del Comando Operativo di vertice Interforze.
L'attuale 9º Stormo dell'Aeronautica Militare, con sede a Grazzanise (CE), è intitolato a Francesco Baracca ed il suo scudo araldico riproduce l'emblema del "Cavallino Rampante" nero. Il cavallino nero (iscritto in una nuvola bianca) è anche l'emblema del 10º Gruppo Caccia e (sovrapposto ad un arco rosso con freccia incoccata su fondo verde) del 12º Gruppo Caccia, ambedue parte del 36º Stormo di Gioia del Colle, mentre è presente a colori invertiti (cavallino bianco in campo nero) nello stemma del 4º Stormo di Grosseto e del dipendente 9º Gruppo Caccia.
Un altro aeroporto intitolato all'aviatore è il "Francesco Baracca di Lugo di Romagna" che attualmente è sede di una scuola volo elicotteristi.
L'odierno stadio comunale di calcio di Mestre, in provincia di Venezia, è intitolato all'aviatore scomparso.
L'istituto tecnico aeronautico statale di Forlì è intitolato a Francesco Baracca
[modifica] Note1.^ Biografia di Francesco Baracca
2.^ a b c d Shores 1983, p. 41.
3.^ Il bollettino di guerra austro-ungarico del 3 luglio 1918 attribuì l'abbattimento al tenente Barrug, con pilota il sergente Kauer, ma la cosa venne immediatamente smentita da parte italiana: «In quel giorno l'aviazione austriaca già completamente battuta dalla nostra, era assente dal cielo della battaglia», boll. uff. 3/7/18, in Diario della guerra d'Italia, Milano, Fratelli Treves, 1924.
4.^ a b c d e Sito del museo Francesco Baracca
5.^ Medaglia d'oro al valor militare BARACCA Francesco. Quirinale. URL consultato il 30-7-2007.
6.^ Sito del Quirinale.
[modifica] BibliografiaShores, Christopher, Air Aces , Greenwich, CT, Bison Books, 1983. ISBN 0-86124-104-4
[modifica] Altri progetti Wikimedia Commons contiene file multimediali su Francesco Baracca
[modifica] Collegamenti esterniMuseo che la sua città natale gli ha dedicato.
Monumento nella sua città natale
Monumento nel luogo in cui il suo aereo precipitò
Monumento a Milano
Storia dello stemma del "Cavallino Rampante"
Il Sacello a F.Baracca a Nervesa della Battaglia"
Museo storico dell'Aeronautica Militare
Portale Aeronautica Portale Biografie
Portale Grande Guerra Portale Romagna
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Baracca"
Categorie: Nati nel 1888
Morti nel 1918
Nati il 9 maggio
Morti il 19 giugno
Assi dell'aviazione italiana della prima guerra mondiale
Cavalieri dell'Ordine Militare d'Italia
Medaglie d'oro al valor militare
Medaglie d'argento al valor militare
Medaglie di bronzo al valor militare
[altre]
Categoria nascosta: BioBotStrumenti personali
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