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domenica 27 luglio 2008

Cina, Europa, Stati Uniti: la svolta? - parte 3.

(...) La Cina ha certo in sè impressionanti forze, ma anche impressionanti fragilità: sociali e demografiche, ambientali e finanziarie. In ogni caso, se la globalizzazione si svilupperà invariata, queste fragilità potranno causare solo crisi congiunturali e non strutturali. Rallenteranno, non invertirano la curva del progresso dela Cina.

Nel 2050 il prodotto interno lordo (PIL)della Cina (48 trilioni di dollari) sarà maggiore di quello USA (37 trilioni di dollari) e doppio di quello europeo (18 trilioni di dollari). Ovviamente queste sono solo stime e ovviamente il PIL non è l'unico criterio per valutare il grado di sviluppo di un Paese. Ma è comunque fortemente probabile che alla crescita nella dimensione del PIL corrispondano simmetricamente anche lo svluppo scientifico e tecnlogico, dei servizi e degli armamenti.

In ogni caso la Cina ha un'ambizione strategica: sostituirsi al'Occidente nella guida della prossima rivoluzione industriale, che non sarà più la rivoluzione delle macchine o dei computer, ma la rivoluzione dela "genetica", applicata ai prodotti agricoli e all'uomo. A favore della Cina, un decisivo fattore di successo in questa strategia dovrebbe essere costituito dal fatto che, a differenza dell'Occidente, la Cina non ha in questo campo vincoli, remore o limiti di tipo morale o legale.

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