Giulio Tremonti: "La paura e la speranza", Mondadori (2008), pag. 6. (1)
(...) E' così che una massa di circa un miliardo di uomini, concentrata prevalentemente in Asia, è passata di colpo dall'autoconsumo al consumo, dal circuito chiuso dell'economia agricola al circuito "aperto" dell'economia di "mercato".
E' una massa che prima faceva vita a sè: coltivava i suoi campi e allevava i suoi animali per nutrirsi; raccoglieva la sua legna per scaldarsi; non aveva industrie.
Ora è una massa che non è più isolata, che comincia a vivere, a lavorare, a consumare più o meno "come noi" e "insieme a noi", attingendo a quella che una volta era la nostra esclusiva riserva alimentare, mineraria, energetica. E' una massa che non ha ancora il denaro necessario per comprarsi un'automobile, ma ha già il denaro sufficiente per comprarsi una moto, un litrodi benzina o di latte, un chilo di carne. I cinesi, ad esempio, nel 1985 consumavano mediamente 20 kg di carne all'anno, oggi ne consumano 50.
Se il numero di bovini da latte o da carne che ci sono nel mondo resta fisso, ma sale la domanda di latte o di carne, allora i prezzi non restano uguali, ma salgono anche loro. E lo stesso vale per i mangimi vegetali con cui si allevano gli animali e, via via salendo nella scala della rilevanza economica, per quasi tutti i prodotti di base tipici del consumo durevole e poi per tutte le materie prime necessarie per la produzione industriale. (...)
Estratto
Refuso
da "La paura e la speranza", di Giulio Tremonti, Mondadori, 2008.
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