(...) Il rischio locale che deriva dalla globalizzazione, il rischio specifico per l'Europa, prende poi la forma tipicadi un "colonialismo di ritorno", dall'esterno verso l'Europa. La storia si può infatti ripetere all'incontrario. La storia insegna che le leadership cambiano. Già nel 1913 gli USA, forti di un'economia e di una popolazione in crescita spaventosa, avevano superato nelle statistiche l'Inghilterra, potenza-madre e ancora potenza dominatrice per inerzia, perchè allora il mondo era fermo. Dopo mezzo secolo, dopo che il mondo si era messo in moto con la seconda vguerra mondiale, gli USA sono infine arrivati a esercitare il loro primato su mezzo mondo.
Ora, finita la divisione artificiale del mondo causata dalla guerra fredda, con la nuova geografia piana fatta dalla globalizzazione, la leadership può cambiare nuovamente. ma questa volta non spostandosi da una sponda al'altra del lago Atlantico, Occidente su Occidente, piuttosto spostandosi da Occidente verso Oriente. E' così che può iniziare una nuova età della storia: l'"età del Pacifico". La vecchia sequenza tra le varie età della storia è stata finora scandita nel passaggio fra l'età mediterranea a quella europea a quella atlantica. La nuova storia può andare oltre, passando direttamente dall'Atlantico al Pacifico. Saltando l'Europa.
I venti che spirano da Oriente sono in ogni caso impetuosi. La nuova cartografia non annuncia infatti solo nuove leadership,ma anche nuovi imperialismi. A partire dalla Cina, che nella sua storia, e non per caso, si chiama "Impero di Mezzo". Non per caso, già adesso risulta dai sondaggi di opinione che per un terzo degli americani la Cina dominerà il mondo, circa la metà considera il "Celeste Impero una minaccia per la pace mondiale". E del resto c'è una forte analogia storica "tra la nuova Cina e la Germania com'era tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento".
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