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lunedì 8 dicembre 2008

Venezia con l'acqua alla gola / 1

E' stata la quarta "ondata" di tutti i tempi. Si è temuto un nuovo '66. "Con il Mose non sarebbe sucesso nulla". L'alta marea non prevista mette in ginocchio la città. Sciopero dei vaporetti revocato in ritardo.

Di nuovo! Drammatica, insopportabile, prevedibile l'acqua alta novembrina di livello fuor di misura sfregia Venezia, avvicinandosi paurosamente alla paurosa massima del 1966, che fece tremare il mondo per le sorti della città. E, francamente, viene da accorarsi per i tanti anni che sono passati lasciando in balia della sorte una parte tanto importante del patrimonio dell'umanità. A dire, come per tanti aspetti di quella "cultura del NO", che si è accanita per tentare in ogni modo di ritardare e fermare, fino allo spreco delle risorse già investite, la realizzazione del MOSE che dura ormai dal 1992. In queste giornate la grande macchina avrebbe poturo essere già a punto, dando sollievo ai veneziani e rasserenando il mondo intero, sgomento per l'immensità del patrimonio messo a rischio.

A vergogna di tutti, italiani in primo luogo, la galera dei NO continua invece a navigare, senza avere coscienza dello scorrere del tempo. E poco si cura degli sconquassi ripetuti che rischiano di mandare a picco la qualità del vivere civile, a causa delle enfatiche titubanze, delle indecisioni, della mancanza di progetti alternativi che non siano fumose proposizioni utopiche. Mentre naufragano le speranze di vedere migliorate in tempi ragionevoli situazioni non più sostenibili dalla comunità nazionale, a cominciare dal nostro orizzonte immediato.

Quello con chi è alle prese ogni giorno coi traffici spropositati e omicidi dell'autostrada A4; con le ricorrenti zaffate degli gas di scarico di Marghera. Si è detto NO all'alta velocità ferroviaria, che potrebbe alleggerire il movimento forsennato dei TIR sulla direttrice EST-OVEST, trasferendo molte merci sulla rotaia. No ala riconversione del polo chimico, per una seria rivalutazione della magnifica gronda lagunare, chiamata infine a far da sfondo degno alle cupole e ai campanili della città più bella del mondo.

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