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martedì 30 dicembre 2008

A fondo l'industria giapponese

Il Giappone scopre una recessione ben più severa del previsto, mentre in Cina si fa più pressante l'allarme-crisi e Pechino si accinge a varare un nuovo pacchetto di aiuti alle famiglie per sostenere consumi ed economia. L'industria del sol levante è colpita dalla crisi più nera degli ultimi 50 anni, trascinata soprattuto dalla caduta verticale della domanda di automobili e di componenti elettroniche, specie sul mercato americano: la produzione industriale ha registrato a novembre un crollo-record dell'8,1%, il ribasso mensile più marcato degli ultimi 55 anni. La crisi mondiale ha gelato l'export, principale motore dell'economia nipponica, e il repentino peggioramento della congiuntura internazionale ha travolto l'industria tanto che, su base annua, la produzione è precipitata del 16,2% dopo il -7,1% di ottobre. Il tonfo della produzione era atteso dopo l'annuncio che in novenmbre le esportazioni nipponiche avevano subito una contrazione-record del 26,7% su tutto l'anno. Ma gli economisti si aspettavano per la produzione industriale una flessione intorno al 6,8%.

La crisi mondiale morde anche l'aggressiva economia cinese e Pechino si appresta a varare un pacchetto di aiuti mirati a rilanciare soprattutto i consumi interni in modo da controbilanciare la frenata delle esportazioni. L'annuncio potrebbe arrivare già mercoledì prossimo o al più tardi all'inizio di gennaio. L'economia cinese ha marciato negli ultimi anni con un ritmo di crescita a due cifre, ma ora rischia di archiviare la crescita più lenta da circa vent'anni. Un rapporto dfell'ufficio di statistica ha evidenziato un crolo dei profitti aziendali: nei primi undici mesi del 2008, l'utile netto delle società cinesi è cresciuto di appena il 4,9% contro il 36,7% del 2007. Per questo il governo pensa di stimolare il consumo interno con ulteriori sovvenzioni alle famiglie, e ha allo studio interventi per rilanciare le vendite di auto.

Nei mesi scorsi, Pechino aveva già concesso aiuti alle popolazioni rurali per l'acquisizione di elettrodomestici e altri beni, e tagliato le tasse sulle proprietà, ma finora i risultati sono stati deludenti. Tanto che ieri il governatore della Banca Centrale Zhou Xiaochuan ha ammesso che "abbiamo ancora difficoltà nell'individuare su quali aree e su quali misure dovremo puntare per far ripartire i consumi". Il problema di fondo della Cina è la forte propensione al risparmio (al contrario di quanto avviene negli USA) e il vicegovernatore della Banca Popolare della Cina, Yi Gang, ha spiegato che i cinesi hanno depositato nelle banche risparmi per 20 trilioni di yuan (1 trilione equivale a mille miliardi), mentre i prestiti ammontano solo a 3,7 trilioni.

da: Il Gazzettino, quotidiano del NordEst, sabato 27 dicembre 2008, che ringrazio della cortese collaborazione.

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