Su questi tre pilastri si reggerà l'economia del dopo-crisi, secondo Jacques Attali, ascoltato consigliere di Francois Mitterand e capo della commissione che ha preso il suo nome, voluta da Nicholas Sarkozy per la "liberazione della crescita francese": 316 riforme dettate da un gruppo "non bipartisan, ma indipendente", che cambieranno il volto della Francia. Una voce da ascoltare, quindi, e per questo l'aula magna dell'università a Treviso ieri sera era gremita di studenti.
Cosa fare ora che tutti hanno preso coscienza della prima grande caduta economica dell'era della globalizzazione? Intanto - spiega Attali - memorizzare gli elementi essenziali di ciò che è accaduto. "Che ci sarebbe stato un collasso del sistema, era così facilmente prevedibile da chi non fosse accecato dal pregiudizio ideologico. La vera sorpresa è data dalla velocità con la quale c'è stato il crollo". L'errore principale è stato quello di costruire un mercato globale senza che ci fossero nè uno Stato globale nè uno Stato di diritto globale. Così il mercato si è diretto verso le strade apparentemente più facili come quella della finanza: "Che è sinonimo di mancanza di misura", chiosa Attali.
Tutto è nato dall'impoverimento della classe media, dovuto all'accumulo di quote di ricchezza nelle mani di pochi. La classe media per rimanere tale si è indebitata su istigazione di finanziarie e banche, che però subito dopo scaricavano il credito ad altri istituti fittizi e alle assicurazioni. "Qui si è gonfiata la bolla, perchè le banche hanno prestato denaro per 22 volte più delle loro coperture finanziarie". Ma se tutto è cominciato dall'impoverimento della classe media, è puntando al suo recupero che si può uscire dalla crisi. (...) L'Europa deve sfruttare il suo potenziale di crescita, basato appunto su popolazione, tecnologia e risparmio".
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"Se comunque è vero che la crisi è pesantissima e ci stanno raccontando molto meno di quello che già si sa, è anche vero che il Veneto starà meglio di altri: si parte da una disoccupazione al 3%, arrivare al 5% significa arrivare a una soglia che è considerata fisiologica da tutti i Paesi". Il punto è che l'Italia - è l'osservazione del professor Luca Antonini, che ha organizzato il convegno - è il Paese in cui ci sono regioni come la Calabria che hanno "ospedali con 18 posti letto e 120 dipendenti". Come dire che o ci si salva tutti, o tutti affondano.
di: Ario Gervasutti
da: Il Gazzettino, giovedì 5 marzo, che sentitamente ringrazio.
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