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lunedì 27 ottobre 2008

Intervista col ministro Sacconi (1^ parte)

(...) "Purtroppo la cultura nichilista e decadente dell'epoca (gli anni '70-n.d.e.), come per l'inquinamento agricolo, si è infiltrata nelle falde e ha colpito la generazione successiva. Che tristezza vedere i ragazzi manifestare coi loro aguzzini, quei docenti che nella loro pigrizia corporativa stanno forgiando per loro un futuro da precari. L'Italia è l'unico paese occidentale in cui ci si laurea mediamente a 28 anni, non per colpa dei ragazzi ma dell'Università che li trascina in percorsi inutilmente lunghi e spesso dequalificati.

Ministro Sacconi, una riforma si fa partendo dai contenuti e non solo dalle necessità di bilancio: è vero o no che in Consiglio dei Ministri dettano legge i numeri?

"Non è assolutamente così. Anzi, il governo vola "alto" proprio perchè consapevole che stiamo vivendo una grande crisi epocale, che per molti aspetti è la crsisi dell'Occidente, e questo impegna tutto l'Occidente a riprnsare molte cose di sè. E' una sfida per il suo stesso modello democratico: la vecchia Europa ha modelli lenti, inefficaci, le decisioni sono tardive e dobbiamo con modelli più semplici. I nostri paragoni sono l'India, la Cina, la Russia: la storia va a est. Non possiamo nè dobbiamo imitarli, ma dobbiamo ripensare in modo coerente le nostre istituzioni ed il nostro modello sociale, per essere tempestivi come loro. E per una serie di ragioni tocca al Nordest guidare questo cambiamento, e approfittare di questa crisi".

Come? Lei ha detto no a provvedimenti-tampone come la rottamazione...

"Basta con gli aiuti a poche grandi imprese. Nell'immediato dobbiamo garantire la liquidità a tutte le aziende, a partire dalle più piccole, sostenendo anche i consorzi fidi e le cooperative di garanzia. Sosteniamo le banche perchè sostengano le imprese e metteremo in moto meccanismi di verifica che ciò accada. In termini di prospettiva, invece, la risposta è: investendo proprio nella crisi. Essa pone problemi, ma ma stimola opportunità. La politica deve dare idee, fare grandi scelte. L'Italia ha già vissuto una situazione simile nei primi anni '80, con una stagnazione e l'inflazione a due cifre: ma proprio allora decollarono nel Veneto fenomeni come Benetton e altri. Ricordo un convegno dell'inizio dell'83 del Club Più Impresa dal titolo: "Treviso, ovvero le idee nella crisi", con duemila persone".

Per governare cambiamenti epocali però servono sempre i soldi: la finanza e l'imprenditoria del Nordest ci sono?

"Conto sull'intelligenza e sul coraggio degli imprenditori sostenuti da una politica ambiziosa. Come in passato hanno pesato le classi dirigenti del Nordovest, così stavolta tocca a quelle del Nordest. Penso a chi gestisce l'aereoporto di Venezia o il porto di Trieste, le Generali o le multiutilities che dovrebbero far nascere un grande operatore energetico specializzato nel gas: dobbiamo offrire il contesto idoneo ai grandi imprenditori della logistica come i Marchi e i Benetton, a manager della finanza come Perissinotto, e i tanti uomini dela manifattura globalizzata come i Tomat, i Moretti Polegato, i Riello. Dipende dalla politica organizzare il Nordest affinchè sia una dele grandi città metropolitane del mondo, che possa fungere da piattaforma di servizi e polo logistico rispetto ai flussi che possono arrivare sempre più al porto di Trieste dal Sudest asiatico attraverso l'Oceano indiano, Suez e le autostrade dell'Adriatico, come rispetto a quel bacino immediato che è rappresentato dai Balcani e all'Europa del'Est che ci è naturale interlocutore perchè economicamente complementare. La città metropolitana dal punto di vista residenziale c'è già, dobbiamo addensare alcune grandi funzioni in pochi punti prescelti, in modo da attrarre da tutto il mondo capitale umano creativo e investimenti. E questa è un'operazione per l'Italia intera".

Fine prima parte
Ringrazio vivamente "Il Gazzettino", quotidiano delle Venezie, per la collaborazione spontanea.

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