Una volta si chiamavano "Tutto a mille lire": erano pochi e periferici, tipo bazar semiclandestini, dove spesso la pulizia lasciava a desiderare e sempre disordinati. La merce era accatastata qua e là con prodotti natalizi che restavano esposti fino a Pasqua (e viceversa). Ma i tempi cambiano, specialmente nel commercio, e così oggi i "monoprezzo" sono negozietti che occupano locali più che dignitosi, qualcuno anche elegante, con scaffali in legno, ampie vetrine nei centri storici delle principali città italiane. Quello che è rimasto quasi inalterato è la provenienza dei prodotti, in massima parte "made in China".
A Nordest si contano oggi 72 punti vendita monoprezzo delle tre catene concorrenti. In un anno sono aumentati di sette unità (in pratica il dieci per cento), mentre il fatturato negli ultimi due mesi è salito del 15 fino al 20 per cento: la riprova del mini-boom, comunque, sarà il periodo natalizio. In ogni caso nel 2007 i negozi a basso prezzo hanno fatturato tra Veneto e Friuli Venezia Giulia oltre 21 milioni di euro, cifra che dovrebbe sfiorare i 25 milioni quest'anno, per una media di 350.000 euro di incassi per ogni punto vendita, quindi ca. mille euro il giorno.
Sia la Federconsumatori-Cisl, con il suo presidente Ermes Coletto, che l'Adiconsum, con il responsabile padovano Roberto Nardi, ritengono il fenomeno tutt'altro che passeggero e mettono in guardia gli operatori: "Il cliente trova in questi negozi la possibilità di sfogare il proprio bisogno di consumo, rimediando così alla caduta del potere d'acquisto del proprio stipendio o della propria pensione. Ma bisogna stare molto attenti, la politica dell'uso e getta a volte è più costosa".
Coletto ritiene poi importante il fatto che sia proprio il Nordest a trainare il fenomeno: "E' un elemento indicativo della dinamicità di questa terra, sempre pronta a cavalcare le novità e a stare al passo coi tempi, anche quelli di magra come questi". Ma in quali settori questa "moda" potrà sfondare? "Non credo a un allargamento del loro mercato anche se ormai i discount vendono di tutto, credo che il boom si limiterà al tipo di target rappresentato da massaie e pensionati in cerca di piccoli oggetti, regalistica e bigiotteria dai costi contenuti".
Il cavallo di battaglia di queste catene è assicurare il cliente: tutto costa sempre e comunque un euro. Le società attive in Italia sono tre, due delle quali hanno sede legale proprio a Nordest. Stanno facendosi una concorrenza spietata la "NineTnine Cent Paradise", con sede a Bolzano, la "Eurocity" con sede a Villorba (Tv) e la "Euroshop" di Milano. La prima ha addirittura scelto di abbassare l'offerta e rilanciare: i prodotti costano tutti 99 centesimi. Vende di tutto: dagli articoli per ferramenta (attrezzi vari, pennelli, ecc.), fino ai prodotti per animali, cosmetici e cancelleria. Il cent di resto, se si vuole, può essere dato in beneficienza: vicino alle casse c'è un salvadanaio per la donazione.
C'è poi la "Eurocity", catena che nasce nel 2003 dall'idea del trevigiano Adriano Zago che opera nel settore dell'ingrosso per la grande distribuzione da oltre cinquant'anni. E' lui a spiegare di aver "colto le esigenze di gran parte dei consumatori: acquistare prodotti con un ottimo rapporto qualità/prezzo". Al tradizionale assortimento, ogni mese vengono aggiunti trecento nuovi articoli per differenziarsi dala concorrenza. E secondo gli ultimi dati, è il marchio leader nel settore a Nordest.
Infine c'è "Tutto 1 euro Euroshop" che spazia dalla bigiotteria ai libri. E' una società milanese - con sede a Corsico - che cede il proprio marchio in franchising e nasce dall'unione di esperti del settore. Le gamme di prodotti sono praticamente le stesse anche se ormai toccano praticamente tutti i settori: casalingh, bigiotteria, decoupage, fiori, profumeria, cucina, giocattoli, scuola, ufficio, ottica e persino orologeria. In alcuni punti vendita è possibile trovare alimentari come merendine, biscotti, caramelle, cioccolate e bevande anche di marca (tipo Coca Cola e Fanta).
Ma quanto costa avviare un'attività del genere? Per aprire un negozio monoprezzo l'investimento iniziale va dai 60 ai 75 mila euro con il diritto di entrata (una sorta di avviamento) che costa, come minimo, altri 8.000 euro - non è richiesta esperienza nel settore. Poi ci sono gli acquisti obbligatori tipici del sistema in franchising. Il fatturato medio dichiarato varia dai 250 ai 350 mila euro all'anno.
Nessuno dei negozi a un euro è iscritto alle associazioni di categoria. Per questo sia Confcommercio che Confesercenti dichiarano di avere una conoscenza indiretta degli operatori, ma i due presidenti veneti,Fernando Morando e Maurizio Franceschi, fanno un'analisi spietata: E' un fenomeno che preoccupa perchè è lo specchio del difficile momento che stiamo vivendo - concordano -. In effetti stanno piano piano scomparendo i negozi di fascia media, quelli più vicini alla gente, al cliente normale, e aumentano questi negozi, la cui filosofia di vendita non si basa certo sulla qualità dei prodotti".
di: Gigi Bignotti
da: "Il Gazzettino", quotidiano del Nordest, lunedì 24 novembre 2008, che ringrazio per la spontanea collaborazione.
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