I distretti industriali sono stati alla base del nostro sviluppo economico e sociale. L'antica tradizione artigianale, gli intensi rapporti sociali, l'emulazione come chiave di crescita e di imprenditorialità, hanno consentito la nascita di molte imprese e, in generale, il progredire del nostro territorio. In questi ultimi tempi, l'incalzare della concorenza internazionale ha spinto i nostri distretti a evolversi, a cambiare, pur scontando le difficoltà proprie dello spontaneismo che li ha sempre caratterizzati.
Le Aziende leader hanno localizzato molte fasi di lavoro nei paesi a basso costo del lavoro, portando molti fornitori locali, ma anche trovqndone altri nelle nuove aree di insediamento. In alcuni distretti, come quello calzaturiero del Brenta, la manifattura continua ad avere un peso notevole perchè indirizzata all'alto di gamma. In ogni caso, le imprese investono, oltre che nei presidi dei canali distributivi (apertura di flagship) e dei mercati finali, nelle relazioni con altri attori della filiera e nei beni intangibili come design, marchio, marketing che sono ormai la fonte del nuovo vantaggio competitivo. Rimane sempre un forte presidio manifatturiero delle produzioni ad alto valore aggiunto, tanto che in alcuni caso si è assistito, di recente, a un ritorno di lavorazioni prima delocalizzate all'estero. A dire il vero, più di una impresa distrettuale ha chiuso, mentre stanno sorgendo sempre più imprese del terziario. Non solo servizi di consulenza e servizi finanziari e informatici ma anche imprese che svolgono per conto terzi attività che prima erano all'interno dell'azienda come la proto-tipizzazione a Montebelluna o altri tipi di servizi nel campo della innovazione del prodotto, del marketing e della comunicazione.
Il distretto di oggi è quindi meno locale, meno manifatturiero, più crocevia e intersezione di molte filiere distribuite intorno il mondo. Locale e globale si legano così vicendevolmente. Con lo stemperarsi della specializzazione produttiva anche il cemento sociale si allenta un po'. Non solo, ma da qualche anno al distretto tradizionale si sta sovrapponendo anche un altro modello, quello dei sistemi locali dell'innnovazione, dove il collante tra le imprese non è più la tipologia industriale ma la creatività e l'innovazione.
Come in altre parti dell'Italia, anche in Veneto è uin atto un processo di questo tipo, dato che questa è un'area trainante della creatività italiana. Basta pensare a casi come Bisazza che ha saputo trasformare, con il design e la tecnologia, il mosaico in un bene di lusso, Dainese che ha fornito "sicurezza nella pratica di sport dinamici", con l'introduzione di tecnologia e materiali innovativi, Foscarini che progetta e realizza oggetti illuminanti per migliorare l'ambiente in cui si vive.
Innovation Valley è la denominazione di un progetto di pianificazione strategica e che intende mettere in rete impre e istituzioni pubbliche e private, cultura e ricerca, innovazione e tradizione. L'obiettivo è di creare una nuova atmosfera industriale non più fondata "su una cultura comune di prodotto, ma su comune orientamento della produzione e diffusione di conoscenza".
Estratto
di: Giorgio Brunetti
da: "Il Gazzettino - quotidiano delle Venezie - di martedì 2 settembre 2008
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