Dati da: "L'Espresso" n° 39 del 2.10.2008
Fininvest:
Silvio Berlusconi 63,27%
Eleonora, Barbara, Luigi 21,42%
Marina 7,65%
Piersilvio 7,65%
L'Impero:
(Le maggiori società controllate e partecipate da Fininvest)
il 57,6% di Mondadori
il 40,1% di Mediaset
il 35,1% di Mediolanum
il 2% di Mediobanca
Signora delle poltrone:
Le principali cariche di Marina Berlusconi:
Presidente di Fininvest
Presidente di Mondadori
Consigliere di Mediaset
Consigliere di Medusa Film
Consigliere di Mediobanca
Presiede Mondadori e Fininvest, la holding dell'impero che comprende tutto: da Mediaset al Milan, da Segrate alla partecipazione in Mediolanum, 6 miliardi di fatturato, 20 mila dipendenti.
martedì 30 settembre 2008
martedì 23 settembre 2008
Addio ai caffè letterari.
"Se fossi il sovrano di questo paese, chiuderei i caffè perchè chi frequenta quei locali si scalda piacevolmente il cervello", diceva Montasquieu. Un secolo dopo il grande filosofo, l'Ottocento vedeva nei caffè il "salotto della democrazia", mentre il Novecento li ha trasformati nel ricettacolo dell'arte di avanguardia. Il ventunesimo secolo, invece, vede sforire i caffèparigini, sommersi dalla piena dei fast-food, disertati dai giovani, messi in ginocchio dall'esplosione dei prezzi immobiliari.
Perfino uno dei saloni del tè più chic, Ladurée, ha deciso di aprire un locale di ristorazione rapida per stare al passo coi tempi. In sei anni, tra il 2000 e il 2006, la regione parigina ha visto crescere i fast-food del 30% e i caffè tradizionali diminuire del 17%. In Francia, le cose non vanno meglio: dieci anni fa, quasi nove francesi su dieci dicevano di frequentare un bar o un ristorante., adesso sono soltanto il 41%. Un declino che riempie di sgomento i più legati a una tradizione gloriosa, che nella capitale si fa risalire al siciliano francese Procopio dè Coltelli, creatore di quel caffè Procopé, in cui si ammassano ancora oggi i turisti provenienti da mezzo mondo. Senza saperlo, il buon Procopio ha contribuito a caratterizzare lìEuropa, come ha ricordato qualche anno fa George Steiner: "Disegnate la carte dei caffè e avrete uno degli elementi chiave essenziali della nozione d'Europa".
Nel cuore del Vecchio Continente, il caffè è il luogo dove si riuniscono tutte le socialità: "E' aperto a tutti - scrive ancora Steiner - eppure è anche un club, una massoneria di un riconoscimento politico o artistico o letterario, di presenza programmatica. Una tazza di caffè, un bicchiere di vino, un tè al rum danno accesso a un locale in cui lavorare, sognare, giocare a scacchi o semplicemente passare una giornata al caldo. E' il club dello spirito e il £fermo posta" dei senzatetto". Luogo della speculazione intellettuale e delle barzellette di bass alega, seriowso e borghese oppure popolare e sguaiato, il caffè resta uno dei posti dove, almeno in Francia, le classi sociali ancora si mescolano, come se i riti del "petit noir" mattutino e dell'aperitivo cancellassero sofferenze e diffidenze di una società più classista di quel che vuol sembrare.
Da sempre, nel cuore dell'Europa, si va al caffè per qualsiasi motivo: per aprirsi lo stomaco, mangiare, digerire, farsi un cicchetto, leggere sui giornali quello che è successo sul pianeta e spettegolare sulla porta accanto. Un regno su cui a Parigi regnano curiosamente solo le famiglie del Massiccio Centrale, proprietarie delle stamberghe prima che dei caffè da più di un secolo e che oggi subiscono la concorrenza dei cinesi, che si comprano i caffè-tabacchi. Tutti però devono fare i conti con i fast-food. Meno cari, meno agghindati, almeno in apparenza più alla moda per i giovani, stanno rapidamente soppiantando i caffè tradizionali.
Che si sono molto rinnovati, ma i cui prezzi sono troppo cari e non sempre giustificati. Gli intellettuali novecenteschi amavano ripetere che andavano al caffè per cercare un nutrimento non solo materiale, i loro successori sembrano sul punto di disertare e i giovani preferiscono chattare su Internet, un caffè virtuale senza l'odore di quelli veri.
Estratto
di: Giampiero Martinotti
da: "La Repubblica" di martedì 23 settembre 2008.
Perfino uno dei saloni del tè più chic, Ladurée, ha deciso di aprire un locale di ristorazione rapida per stare al passo coi tempi. In sei anni, tra il 2000 e il 2006, la regione parigina ha visto crescere i fast-food del 30% e i caffè tradizionali diminuire del 17%. In Francia, le cose non vanno meglio: dieci anni fa, quasi nove francesi su dieci dicevano di frequentare un bar o un ristorante., adesso sono soltanto il 41%. Un declino che riempie di sgomento i più legati a una tradizione gloriosa, che nella capitale si fa risalire al siciliano francese Procopio dè Coltelli, creatore di quel caffè Procopé, in cui si ammassano ancora oggi i turisti provenienti da mezzo mondo. Senza saperlo, il buon Procopio ha contribuito a caratterizzare lìEuropa, come ha ricordato qualche anno fa George Steiner: "Disegnate la carte dei caffè e avrete uno degli elementi chiave essenziali della nozione d'Europa".
Nel cuore del Vecchio Continente, il caffè è il luogo dove si riuniscono tutte le socialità: "E' aperto a tutti - scrive ancora Steiner - eppure è anche un club, una massoneria di un riconoscimento politico o artistico o letterario, di presenza programmatica. Una tazza di caffè, un bicchiere di vino, un tè al rum danno accesso a un locale in cui lavorare, sognare, giocare a scacchi o semplicemente passare una giornata al caldo. E' il club dello spirito e il £fermo posta" dei senzatetto". Luogo della speculazione intellettuale e delle barzellette di bass alega, seriowso e borghese oppure popolare e sguaiato, il caffè resta uno dei posti dove, almeno in Francia, le classi sociali ancora si mescolano, come se i riti del "petit noir" mattutino e dell'aperitivo cancellassero sofferenze e diffidenze di una società più classista di quel che vuol sembrare.
Da sempre, nel cuore dell'Europa, si va al caffè per qualsiasi motivo: per aprirsi lo stomaco, mangiare, digerire, farsi un cicchetto, leggere sui giornali quello che è successo sul pianeta e spettegolare sulla porta accanto. Un regno su cui a Parigi regnano curiosamente solo le famiglie del Massiccio Centrale, proprietarie delle stamberghe prima che dei caffè da più di un secolo e che oggi subiscono la concorrenza dei cinesi, che si comprano i caffè-tabacchi. Tutti però devono fare i conti con i fast-food. Meno cari, meno agghindati, almeno in apparenza più alla moda per i giovani, stanno rapidamente soppiantando i caffè tradizionali.
Che si sono molto rinnovati, ma i cui prezzi sono troppo cari e non sempre giustificati. Gli intellettuali novecenteschi amavano ripetere che andavano al caffè per cercare un nutrimento non solo materiale, i loro successori sembrano sul punto di disertare e i giovani preferiscono chattare su Internet, un caffè virtuale senza l'odore di quelli veri.
Estratto
di: Giampiero Martinotti
da: "La Repubblica" di martedì 23 settembre 2008.
sabato 20 settembre 2008
Elenco dei Pz. in trattazione.
I ns pz. (pochi!) ci devono essere ordinati tramite e-mail o telefono, con un numero di almeno TRE PEZZI, tutti e tre contemporaneamente (ad es. Divas 1, 2, e 3 tutti e tre contemporaneamente, con il costo della somma di ognuno dei tre pezzi, + un concorso nelle spese postali di consegna).
Riceverai la Busta col Tuo contenuto musicale!
Pagherai l'importo al postino, che Ti recapiterà la Busta contrassegno.
Contattaci a: camp.rock@libero.it
Contattaci a: 320.0124525
Contattaci a: 049.9385733
°°° UU GRAZIE SENTITO A "BLOGGER" PER LA DISPONIBILITA' °°°
Divas 1, 2, 3, artiste americane anni 50-60
"piccoli artisti" internazionali
lucio dalla
coro della sat
beethoven vol. 1, 2, 3
lucio dalla antologia
cyndi lauper merry christmas
883 hanno ucciso l'uomo ragno
the band greatest hits
i giganti grandi successi
ivano fossati la mia banda suona il rock
bon jovi one wild night
alex baroni ultimamente
sex pistols kiss this
anna oxa ho un sogno
bruce sprinsteen darkness on the edge of town
the blues brothers music from the soundtrack
maurizio vandelli cantaitalia
dance to the bit "piccoli artisti" italiani rock
made in italy 2 "piccoli artisti rock"
dalle cantine alle classifiche "piccoli artisti rock" italiani
chopin+lizst+beethoven cofanetto 4 cd
g. puccini la bohéme DVD intera opera
e-mail: camp.rock@libero.it
tel. 049 9385733
cell. 320 0124525
°°° GRAZIE A "BLOGGER" PER L'OSPITALITA' GENEROSA!! °°°
Buon Ascolto!!
Enio8 & ---CAMPIONARIO---
Attività regolamentata dal Decr. Legisl. n° 276/2003, art. 61, attività saltuaria, occasionale.
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ivano fossati la mia banda suona il rock
bon jovi one wild night
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mercoledì 17 settembre 2008
Rito sociale preferito nel Nord-est.
La socialità, nel Nordest, passa anche attraverso il cibo. Le persone, quando si incontrano, scelgono sempre di farlo a tavola. Pizzerie, trattorie, ristoranti, feste popolari: il rito della classica cena, con parenti e amici, si conferma come principale momento di incontro tra le persone. Lo confermano i dati dell'Osservatorio per il Nord-est. Il sondaggio, che ha interpellato un campione di oltre mille persone nel Veneto, Friuli-Venezia Giulia e provincia di Trento, aggiorna la serie storica costruita da Demos sui consumi legati al tempo libero.
Una ricerca dell'osservatorio sul capitale sociale, pubblicata un paio di anni fa (ottobre 2006), l'aveva illustrato in modo molto evidente: attorno al cibo ruotano, ormai, tutta una serie di significati e dimensioni centrali nella vita delle persone. Il cibo non solo (non più) come "alimento", come necessità fisiologica, ma anche (sempre di più) come bisogno espressivo e "variabile sociale". Nella società contemporanea, il cibo diventa elemento discriminante della qualità della vita, oggetto culturale e, in quanto tale, "evento": si pensi alle manifestazioni sul "gusto" e ai numerosi programmi televisivi (e canali tematici) dedicati alla cucina e al mangiar bene (o al bere). Ma il cibò è anche partecipazione e responsabilità, attraverso le pratiche del consumo "etico": si veda, a questo proposito, il recente volume di Ceccarini, "Consumare con impegno". edito da Laterza.
Mangiare, inoltre, è spesso "mangiare insieme" e in quanto tale continua a proporsi come motore di socialità. Su questo punto il Nordest non costituisce certo un'eccezione rispetto ai dati nazionali. Le abitudini legate al tempo libero vedono nettamente primeggiare le occasioni di incontro dedicate ai consumi alimentari. Per celebrare un evento o festeggiare una ricorrenza, per segnare la fine dell'anno o della stagione lavorativa, oppure per il semplice gusto di trascorrere una serata in compagnia: una cena va sempre bene, in tutte queste situazioni. Un modo, spesso, per conoscre tradizioni di altre regioni o paesi (attraverso la cucina etnica), ma anche per riscoprire le proprie.
Da questo punto di vista, la popolazione del Nordest punta sul più classico dei piatti tradizionali italiani (e sul più classico dei locali). La pizzeria rimane il luogo d'incontro più gettonato: quasi sei persone su dieci la frequentano con cadenza almeno mensile (58%) e la metà, fra questi, dichiarano una frequenza superiore. Ma anche ristoranti e trattorie rimangono luoghi di incontro sempre affollati: una persona su due, in generale, si colloca sul gruppo degli assidui (54%). Una tenuta che può sembrare sorprendente, ma solo a chi non le frequenta, è mostrata anche dalle feste popolari. La classiche sagre: giostre, giochi e, ancora una volta, specialità eno-gastronomiche.
Estratto
di: Adriano Favaro
da: "Il Gazzettino", martedì 9.9.08.
Una ricerca dell'osservatorio sul capitale sociale, pubblicata un paio di anni fa (ottobre 2006), l'aveva illustrato in modo molto evidente: attorno al cibo ruotano, ormai, tutta una serie di significati e dimensioni centrali nella vita delle persone. Il cibo non solo (non più) come "alimento", come necessità fisiologica, ma anche (sempre di più) come bisogno espressivo e "variabile sociale". Nella società contemporanea, il cibo diventa elemento discriminante della qualità della vita, oggetto culturale e, in quanto tale, "evento": si pensi alle manifestazioni sul "gusto" e ai numerosi programmi televisivi (e canali tematici) dedicati alla cucina e al mangiar bene (o al bere). Ma il cibò è anche partecipazione e responsabilità, attraverso le pratiche del consumo "etico": si veda, a questo proposito, il recente volume di Ceccarini, "Consumare con impegno". edito da Laterza.
Mangiare, inoltre, è spesso "mangiare insieme" e in quanto tale continua a proporsi come motore di socialità. Su questo punto il Nordest non costituisce certo un'eccezione rispetto ai dati nazionali. Le abitudini legate al tempo libero vedono nettamente primeggiare le occasioni di incontro dedicate ai consumi alimentari. Per celebrare un evento o festeggiare una ricorrenza, per segnare la fine dell'anno o della stagione lavorativa, oppure per il semplice gusto di trascorrere una serata in compagnia: una cena va sempre bene, in tutte queste situazioni. Un modo, spesso, per conoscre tradizioni di altre regioni o paesi (attraverso la cucina etnica), ma anche per riscoprire le proprie.
Da questo punto di vista, la popolazione del Nordest punta sul più classico dei piatti tradizionali italiani (e sul più classico dei locali). La pizzeria rimane il luogo d'incontro più gettonato: quasi sei persone su dieci la frequentano con cadenza almeno mensile (58%) e la metà, fra questi, dichiarano una frequenza superiore. Ma anche ristoranti e trattorie rimangono luoghi di incontro sempre affollati: una persona su due, in generale, si colloca sul gruppo degli assidui (54%). Una tenuta che può sembrare sorprendente, ma solo a chi non le frequenta, è mostrata anche dalle feste popolari. La classiche sagre: giostre, giochi e, ancora una volta, specialità eno-gastronomiche.
Estratto
di: Adriano Favaro
da: "Il Gazzettino", martedì 9.9.08.
martedì 16 settembre 2008
---CAMPIONARIO---
CAMPIONARIO è qualità del tuo tempo!!
CAMPIONARIO' is qualities of your time!!
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Powered by Enio8!!!
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giovedì 11 settembre 2008
---CAMPIONARIO--- per Te.
I dischetti in elenco, sono tutti assolutamente NUOVI e col bollino S.I.A.E. Garantiti!
Contattaci per accordi. Grazie!
L'elenco lo trovi all'inizio di questo blog (Campionario Rock, www.campionariorock.blogspot.com).
Aspetto una Tua telefonata urgente... Ciao! A presto!!
Cell. 320 0124525
E-mail camp.rock@libero.it
---CAMPIONARIO---
Enio8
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mercoledì 10 settembre 2008
da:L'Espresso, Se ne parlerà domani.
da "L'Espresso n° 35 del 4 settemre 2008 " - Se ne parlerà domani!...
Ecco alcuni dei servizi di Social Networking in maggior crescita:
- Bluepulse, creato dall'omonima azienda australiana, questo software consente di aggregare in un'unica applicazione tutti i messaggi provenienti dai nostri amici messi in rubrica su diverse piattaforme: Hotmail, Yahoo!, Gmail, Aol
- Mobimi!, fra le sue peculiarità c'è quella di permetere la condivisione di musica, sempre gradita da chi vuol personalizzare il proprio cellulare con delle suonerie originali. Oltre alla musica anche Wallpaper, salvaschermo e altri oggetti per rendere il terminale unico. Creando un account Web è anche semplice sincronizzare il cellulare col computer.
- Macospace, a realizzarlo una start-up di Boston fondata nel 2005. Le funzionalità sono simili a quelle dei social-networking: condivisione di profili, video e foto e chat in movimento. E' la più grande piattaforma del suo genere negli Stati Uniti: ben oltre 2 milioni di utenti registrati e un miliardo di pagine viste in un mese.
- Next2friends, soprattutto video. Grazie al servizio "Live video streaming" si possono, per esempio, trasmettere ai nostri amici eventi in diretta video. C'è poi la possibilità di editare i filmati o di chiedere un parere immediato su un video ai membri della propria comunità. Inoltre, servendosi della tecnologia Bluetooth, consente di capire qundo un altro iscritto al servizio è nelle vicinanze.
- Reporo, dal design accattivante e giovanile, non solo permette di condividere profili, immagini, idee e comunicare attraverso instant messaging, ma anche di acquistare prodotti di altri utenti e di essere informati sulle notizie di alcuni dei più importanti portali di informazione: "The sun", Bbc e altri.
- Zkout, stando ai numeri è il social network preferito da chi possiede un iPhone. Realizzato dalla californiana Wichro, dei suoi 20 mila iscritti, un terzo ha il telefonino dell Apple. Il target di età è compreso tra i 16 e i 28 anni e la piattaforma dispone anche di un servizio di localizzazione. per esempio, degli amici collegati in un determinato momento.
Ecco alcuni dei servizi di Social Networking in maggior crescita:
- Bluepulse, creato dall'omonima azienda australiana, questo software consente di aggregare in un'unica applicazione tutti i messaggi provenienti dai nostri amici messi in rubrica su diverse piattaforme: Hotmail, Yahoo!, Gmail, Aol
- Mobimi!, fra le sue peculiarità c'è quella di permetere la condivisione di musica, sempre gradita da chi vuol personalizzare il proprio cellulare con delle suonerie originali. Oltre alla musica anche Wallpaper, salvaschermo e altri oggetti per rendere il terminale unico. Creando un account Web è anche semplice sincronizzare il cellulare col computer.
- Macospace, a realizzarlo una start-up di Boston fondata nel 2005. Le funzionalità sono simili a quelle dei social-networking: condivisione di profili, video e foto e chat in movimento. E' la più grande piattaforma del suo genere negli Stati Uniti: ben oltre 2 milioni di utenti registrati e un miliardo di pagine viste in un mese.
- Next2friends, soprattutto video. Grazie al servizio "Live video streaming" si possono, per esempio, trasmettere ai nostri amici eventi in diretta video. C'è poi la possibilità di editare i filmati o di chiedere un parere immediato su un video ai membri della propria comunità. Inoltre, servendosi della tecnologia Bluetooth, consente di capire qundo un altro iscritto al servizio è nelle vicinanze.
- Reporo, dal design accattivante e giovanile, non solo permette di condividere profili, immagini, idee e comunicare attraverso instant messaging, ma anche di acquistare prodotti di altri utenti e di essere informati sulle notizie di alcuni dei più importanti portali di informazione: "The sun", Bbc e altri.
- Zkout, stando ai numeri è il social network preferito da chi possiede un iPhone. Realizzato dalla californiana Wichro, dei suoi 20 mila iscritti, un terzo ha il telefonino dell Apple. Il target di età è compreso tra i 16 e i 28 anni e la piattaforma dispone anche di un servizio di localizzazione. per esempio, degli amici collegati in un determinato momento.
---CAMPIONARIO--- è:
Dopo un intero anno, anche abbondante, di pubblicazione di pensieri su vari argomenti, di commenti musicali a dischi ed a dvd, di inserti religiosi pensando a noi uomini della strada, di una serie cospicua di argomentazioni musicali, di articoli di vari interessi, tra cui l'educazione dei figli, di inserimenti in problemi economici,... Ecco che i 2 blogs di ---CAMPIONARIO--- sono oggi presenti presso tutti Voi con il nuovo slogan, che ne riassume fatiche e successi...:
----CAMPIONARIO--- è:
"QUALITA' DEL TUO TEMPO"
---CAMPIONARIO--- is:
"QUALITIES OF YOUR TIME"
Se Ti piace, faccelo sapere presto!
A presto e grazie!!
Enio8
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"QUALITIES OF YOUR TIME"
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A presto e grazie!!
Enio8
mercoledì 3 settembre 2008
Com'è mobile il Network - 2^ parte.
E su questo fattore puterà MTV Mobile, l'operatore virtuale (la rete è di Tim) della Tv musicale partito delle scorse settimane: comunicazioni (non solo telefonate) fra giovani e condivisione di contenuti. Dal canto suo Vodafone non sta a guardare e a maggio ha acquisito la danese Zyb (31,5 milioni di euro), un'azienda che offre servizi di social networking come la condivisione dei contatti della rubrica o degli appuntamenti dell'agenda.
C'è poi Vodafone Friends (150mila iscritti in Italia), una piattaforma che permette a tutti i clienti Vodafone di comunicare con gli amici, creare un proprio spazio personale in cui condividere foto, video e aggiornare il proprio Blog direttamente dal cellulare. I contenuti possono essere caricati sia da Iernet che via mms ed è possibile vedere lo storico dei messaggi scambiati coi propri amici.
"Non bisogna però credere che nel social networking il telefonino possa sostituire il computer: il telefonino è uno strumento complementare che arriva dove il PC non può arrivare" dice Vittorio Veltroni, direttore Marketing Multimedia di Vodafone Italia " Ecco perchè siamo alleati anche coi big del social networking sul Web come Myspace o Facebook, offrendo un servizio pensato per il cellulare".
C'è poi da dire che la telefonia mobile rappresenta una possibile fonte diguadagno per chi offre sul Web servizi di social networking. Al momento, infatti, l'unico momello di business è la pubblicità: con il celllare è invece possibie far emergere un modello che faccia pagare l'utente per ogni transazione o per un abbonamento.
Anche 3Italia ha la sua offerta. Oltre a diverse partnership con siti classici del Web 2.0, l'azienda del gruppo Hutchinson Wampoa ha diversi servizi fatti in casa. "Le Sai Tutte" ne è un esempio: "Oltre 3.700 3Expert selezionati da 3Italia tra gli utenti più esperti del Web aiutano e consigliano le persone meno esperte sui temi di telefonia mobile (offerte, tariffe, configurazioni, cellulari, servizi e altro). Per fare questo gli "esperti" vengono incentivati con ricariche telefoniche", spiega in una nota 3Italia.
Anche nel nostro Paese, quindi, il mobile social networking è in espansione. Nell'ultimo rapporto dell'Osservatorio Mobile content del politecnico di Milano si legge che "per una parte di audience sempre più in crescita, i siti di social networking stanno diventando una parte indispensabile del lifestyle digitale. Quasi tutti i siti di social networking hanno raggiunto la possibilità di connettersi alle comunità tramite telefonino, permettendo di accedere ai profili e condividere contenuti in mobilità. Dato che il telefonino gioca un contenuto centrale tra le persone, è naturale che i social networking costituiscano un ponte per colmare la distanza tra il mondo online e quello mobile".
Un ponte che in Italia si sta costruendo con rapidità. Sempre secondo il documento del Politecnico milanese, infatti, il business delle comunità mobili è cresiuto del 15% rispetto allo scorso anno (7% del mercato complessivo dei contenuti per telefonia mobile). Insomma la "comunità del telefonino" sembra destinata ad avere successo. L'importante, sostengono molti analisti, è che gli operatori telefonici non si facciano prendere dalla (forte) tentazione di usare - in maniera eccessiva - i dati che gli utenti metteranno a disposizione.
(Segue)
Estratto
di: Tiziana Moriconi, Francesca Tarissi; a cura di Alessandro Gilioli
da: "L'Espresso", n° 35, 4 settembre 2008
C'è poi Vodafone Friends (150mila iscritti in Italia), una piattaforma che permette a tutti i clienti Vodafone di comunicare con gli amici, creare un proprio spazio personale in cui condividere foto, video e aggiornare il proprio Blog direttamente dal cellulare. I contenuti possono essere caricati sia da Iernet che via mms ed è possibile vedere lo storico dei messaggi scambiati coi propri amici.
"Non bisogna però credere che nel social networking il telefonino possa sostituire il computer: il telefonino è uno strumento complementare che arriva dove il PC non può arrivare" dice Vittorio Veltroni, direttore Marketing Multimedia di Vodafone Italia " Ecco perchè siamo alleati anche coi big del social networking sul Web come Myspace o Facebook, offrendo un servizio pensato per il cellulare".
C'è poi da dire che la telefonia mobile rappresenta una possibile fonte diguadagno per chi offre sul Web servizi di social networking. Al momento, infatti, l'unico momello di business è la pubblicità: con il celllare è invece possibie far emergere un modello che faccia pagare l'utente per ogni transazione o per un abbonamento.
Anche 3Italia ha la sua offerta. Oltre a diverse partnership con siti classici del Web 2.0, l'azienda del gruppo Hutchinson Wampoa ha diversi servizi fatti in casa. "Le Sai Tutte" ne è un esempio: "Oltre 3.700 3Expert selezionati da 3Italia tra gli utenti più esperti del Web aiutano e consigliano le persone meno esperte sui temi di telefonia mobile (offerte, tariffe, configurazioni, cellulari, servizi e altro). Per fare questo gli "esperti" vengono incentivati con ricariche telefoniche", spiega in una nota 3Italia.
Anche nel nostro Paese, quindi, il mobile social networking è in espansione. Nell'ultimo rapporto dell'Osservatorio Mobile content del politecnico di Milano si legge che "per una parte di audience sempre più in crescita, i siti di social networking stanno diventando una parte indispensabile del lifestyle digitale. Quasi tutti i siti di social networking hanno raggiunto la possibilità di connettersi alle comunità tramite telefonino, permettendo di accedere ai profili e condividere contenuti in mobilità. Dato che il telefonino gioca un contenuto centrale tra le persone, è naturale che i social networking costituiscano un ponte per colmare la distanza tra il mondo online e quello mobile".
Un ponte che in Italia si sta costruendo con rapidità. Sempre secondo il documento del Politecnico milanese, infatti, il business delle comunità mobili è cresiuto del 15% rispetto allo scorso anno (7% del mercato complessivo dei contenuti per telefonia mobile). Insomma la "comunità del telefonino" sembra destinata ad avere successo. L'importante, sostengono molti analisti, è che gli operatori telefonici non si facciano prendere dalla (forte) tentazione di usare - in maniera eccessiva - i dati che gli utenti metteranno a disposizione.
(Segue)
Estratto
di: Tiziana Moriconi, Francesca Tarissi; a cura di Alessandro Gilioli
da: "L'Espresso", n° 35, 4 settembre 2008
Com'è mobile il Network
Quando qualche anno fa uscirono sul mercato, i primi smart phone (i telefonini intelligenti con applicazioni e prestazioni che imitano quelle dei computer) avevano il compito di sedurro lo stuolo di manager di ogni grado e nazione sempre a caccia dell'ultimo gadget hi-tech. Oggi le cose sono un po' cambiate. E "Smart" non è solo il telefonino che permette di lavorare un documento di lavoro, ma anche, per esempio, di gestire la galleria di file multimediali e di condividerla coi propri amici. Ecco perchè, sulla scia di social network come Facebook o Myspace, diverse aziende hanno immesso sul mercato piattaforme per la condivisine di immagini, contatti, pensieri, appuntamenti e tutto quello che può essere digitalizzato e impachettato per finire dentro un telefonino.
E' il caso, per esempio, di Pelagoq, una startup della Silicon Valley che recentemente ha ottenuto un finanziamento di 15 milioni di dollari da iFund, il Fondo di investimenti della Apple che stanzia denaro per società che sviluppano applicazioni per l'iPhone, il cellulare della Mela da luglio anche in Italia. Con questi soldi la Pelago creerà una versione per iPhone di Whrrl, un software in grado di collegare le informazioni provenienti dal modulo Gps del telefonino e altre prese dal Web dagli utenti di Whrrl (programma già scaricabile per alcuni modelli Blackberry e per il Nokia N95).
A che pro? L'idea è quella di creare una lista di punti di interesse (ristoranti, musei, cinema, palestre e così via) commentati e recensiti dagli utenti. Se quindi, per esempio, ci trovassimo in una città che non conosciamo e volessimo sapere il nome di n buon ristorante dove mangiare, potremmo usa Whrrl per sapere quale è il migliore secondo gli iscritti al servizio. Che per ora è disponibile su 17 città statunitensi.
Un software analogo lo ha sviluppato il californiano Palo Alto Research Center; il programma si chiama Magitti e, come spiega uno dei suoi creatori, Kurt Partridge, la proliferazione di queste applicazioni è dovuta principalmente alla disponibilità (quasi) globale sia di connessioni Wi-Fi sia di copertura Gps. Tante applicazione di social networking per i cellulari, dunque, anche perchè il mercato promette bene. Secondo Nielsen Mobile, infatti, in Europa il 30% degli utenti di telefonia mobile che appartiene ad almeno un social network usa il cellulare per accedervi dovunque. Il numero dei social networker sul cellulare passerà dai 50 milioni del 2006 ai 174 milioni del 2011, secondo uno studio di Abi Research, mentre nel 2013 il mercato raggiungerà i 4,6 miliardi di dollari, con gli investimenti destinati in tecnologie consumer che sorpasseranno quelli aziendali / fonte: Forrester Research.
Lo ha capito anche Google che nei suoi laboratori di sviluppo sta cercando di portare le sue mappe a Google Earth dentro il cellulare. Nel centro di ricerca di Zurigo, ad esempio, gli ingegneri di BigG stanno lavorando per consentire a chi possiede un telefonino di visualizzare comodamente le informazioni su alcuni luoghi di interesse caricate da altri utenti.
Anche Microsoft che ha costruito la sua fortuna su programmi professionali come Office sta tarando la sua strategia mobile sull'intrattenimento e in particolare sul social-networking. "I telefonini dfotati delle nostre applicazioni" spiega Fabio Falzea, direttore della divisione Microsoft Mobile in Italia, "sono nati per un'utenza business ma ora, per far crescere il mercato, c'è bisogno di mostrare attenzione anche nei confronti degli utenti consumer. La ragione è semplice: strumenti di social networking vengono usati da tutti, dalla mamma coi figli ai più giovani". Per questo sui telefonini con ambiente Microsoft ci sono applicazione come Messenger o Spaces, la piattaforma dei blogging del colosso di Redmond.
Oltre ai big internazionali come Microsoft e Google chi è ovviamente interessato al social network sul telefonino sono gli operatori telefonici. Le reti sociali portano comunicazioni, quindi traffico da vendere, dunque profitti. Ecco perchè in Italia i gestori si stanno sfidando su questo terreno. Tim e Vodafone, ad esempio, hanno le idee chiare. L'ex monopolista sta lanciando Tim I'm, un servizio che consente di semplificare le comunicazioni tra diverse piattaforme (telefonia voce, sms, instant messaging e così via): in questo modo sarà possibile sapere quanto un appartenente alla nostra rubrica è on line e con quale strumento. Inoltre, ogni contatto potrà essere arricchito con immagini e altri file multimediali, proprio come avviene nei profili dei tradizionali social network.
Uno dei nostri asset principali è rappresentato proprio dagli abbonati (36 milioni, ndr): il nostro compito quindi è quello di creare community, come nel caso di Tim Tribù, e offre servizi per far comunicare gli utenti e associare tali servizi a piani tariffari specifici, spiega Riccardo Jelmini, responsabile dei servizi a valore aggiunto di Tim.
E' il caso, per esempio, di Pelagoq, una startup della Silicon Valley che recentemente ha ottenuto un finanziamento di 15 milioni di dollari da iFund, il Fondo di investimenti della Apple che stanzia denaro per società che sviluppano applicazioni per l'iPhone, il cellulare della Mela da luglio anche in Italia. Con questi soldi la Pelago creerà una versione per iPhone di Whrrl, un software in grado di collegare le informazioni provenienti dal modulo Gps del telefonino e altre prese dal Web dagli utenti di Whrrl (programma già scaricabile per alcuni modelli Blackberry e per il Nokia N95).
A che pro? L'idea è quella di creare una lista di punti di interesse (ristoranti, musei, cinema, palestre e così via) commentati e recensiti dagli utenti. Se quindi, per esempio, ci trovassimo in una città che non conosciamo e volessimo sapere il nome di n buon ristorante dove mangiare, potremmo usa Whrrl per sapere quale è il migliore secondo gli iscritti al servizio. Che per ora è disponibile su 17 città statunitensi.
Un software analogo lo ha sviluppato il californiano Palo Alto Research Center; il programma si chiama Magitti e, come spiega uno dei suoi creatori, Kurt Partridge, la proliferazione di queste applicazioni è dovuta principalmente alla disponibilità (quasi) globale sia di connessioni Wi-Fi sia di copertura Gps. Tante applicazione di social networking per i cellulari, dunque, anche perchè il mercato promette bene. Secondo Nielsen Mobile, infatti, in Europa il 30% degli utenti di telefonia mobile che appartiene ad almeno un social network usa il cellulare per accedervi dovunque. Il numero dei social networker sul cellulare passerà dai 50 milioni del 2006 ai 174 milioni del 2011, secondo uno studio di Abi Research, mentre nel 2013 il mercato raggiungerà i 4,6 miliardi di dollari, con gli investimenti destinati in tecnologie consumer che sorpasseranno quelli aziendali / fonte: Forrester Research.
Lo ha capito anche Google che nei suoi laboratori di sviluppo sta cercando di portare le sue mappe a Google Earth dentro il cellulare. Nel centro di ricerca di Zurigo, ad esempio, gli ingegneri di BigG stanno lavorando per consentire a chi possiede un telefonino di visualizzare comodamente le informazioni su alcuni luoghi di interesse caricate da altri utenti.
Anche Microsoft che ha costruito la sua fortuna su programmi professionali come Office sta tarando la sua strategia mobile sull'intrattenimento e in particolare sul social-networking. "I telefonini dfotati delle nostre applicazioni" spiega Fabio Falzea, direttore della divisione Microsoft Mobile in Italia, "sono nati per un'utenza business ma ora, per far crescere il mercato, c'è bisogno di mostrare attenzione anche nei confronti degli utenti consumer. La ragione è semplice: strumenti di social networking vengono usati da tutti, dalla mamma coi figli ai più giovani". Per questo sui telefonini con ambiente Microsoft ci sono applicazione come Messenger o Spaces, la piattaforma dei blogging del colosso di Redmond.
Oltre ai big internazionali come Microsoft e Google chi è ovviamente interessato al social network sul telefonino sono gli operatori telefonici. Le reti sociali portano comunicazioni, quindi traffico da vendere, dunque profitti. Ecco perchè in Italia i gestori si stanno sfidando su questo terreno. Tim e Vodafone, ad esempio, hanno le idee chiare. L'ex monopolista sta lanciando Tim I'm, un servizio che consente di semplificare le comunicazioni tra diverse piattaforme (telefonia voce, sms, instant messaging e così via): in questo modo sarà possibile sapere quanto un appartenente alla nostra rubrica è on line e con quale strumento. Inoltre, ogni contatto potrà essere arricchito con immagini e altri file multimediali, proprio come avviene nei profili dei tradizionali social network.
Uno dei nostri asset principali è rappresentato proprio dagli abbonati (36 milioni, ndr): il nostro compito quindi è quello di creare community, come nel caso di Tim Tribù, e offre servizi per far comunicare gli utenti e associare tali servizi a piani tariffari specifici, spiega Riccardo Jelmini, responsabile dei servizi a valore aggiunto di Tim.
Leggi "Campionario by Ennio"
Leggi anche:
"Campionario by Ennio", www.campionario.blogspot.com (15.000 click ogni giorno).
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martedì 2 settembre 2008
Il Distretto diventa l'Innovation Valley
I distretti industriali sono stati alla base del nostro sviluppo economico e sociale. L'antica tradizione artigianale, gli intensi rapporti sociali, l'emulazione come chiave di crescita e di imprenditorialità, hanno consentito la nascita di molte imprese e, in generale, il progredire del nostro territorio. In questi ultimi tempi, l'incalzare della concorenza internazionale ha spinto i nostri distretti a evolversi, a cambiare, pur scontando le difficoltà proprie dello spontaneismo che li ha sempre caratterizzati.
Le Aziende leader hanno localizzato molte fasi di lavoro nei paesi a basso costo del lavoro, portando molti fornitori locali, ma anche trovqndone altri nelle nuove aree di insediamento. In alcuni distretti, come quello calzaturiero del Brenta, la manifattura continua ad avere un peso notevole perchè indirizzata all'alto di gamma. In ogni caso, le imprese investono, oltre che nei presidi dei canali distributivi (apertura di flagship) e dei mercati finali, nelle relazioni con altri attori della filiera e nei beni intangibili come design, marchio, marketing che sono ormai la fonte del nuovo vantaggio competitivo. Rimane sempre un forte presidio manifatturiero delle produzioni ad alto valore aggiunto, tanto che in alcuni caso si è assistito, di recente, a un ritorno di lavorazioni prima delocalizzate all'estero. A dire il vero, più di una impresa distrettuale ha chiuso, mentre stanno sorgendo sempre più imprese del terziario. Non solo servizi di consulenza e servizi finanziari e informatici ma anche imprese che svolgono per conto terzi attività che prima erano all'interno dell'azienda come la proto-tipizzazione a Montebelluna o altri tipi di servizi nel campo della innovazione del prodotto, del marketing e della comunicazione.
Il distretto di oggi è quindi meno locale, meno manifatturiero, più crocevia e intersezione di molte filiere distribuite intorno il mondo. Locale e globale si legano così vicendevolmente. Con lo stemperarsi della specializzazione produttiva anche il cemento sociale si allenta un po'. Non solo, ma da qualche anno al distretto tradizionale si sta sovrapponendo anche un altro modello, quello dei sistemi locali dell'innnovazione, dove il collante tra le imprese non è più la tipologia industriale ma la creatività e l'innovazione.
Come in altre parti dell'Italia, anche in Veneto è uin atto un processo di questo tipo, dato che questa è un'area trainante della creatività italiana. Basta pensare a casi come Bisazza che ha saputo trasformare, con il design e la tecnologia, il mosaico in un bene di lusso, Dainese che ha fornito "sicurezza nella pratica di sport dinamici", con l'introduzione di tecnologia e materiali innovativi, Foscarini che progetta e realizza oggetti illuminanti per migliorare l'ambiente in cui si vive.
Innovation Valley è la denominazione di un progetto di pianificazione strategica e che intende mettere in rete impre e istituzioni pubbliche e private, cultura e ricerca, innovazione e tradizione. L'obiettivo è di creare una nuova atmosfera industriale non più fondata "su una cultura comune di prodotto, ma su comune orientamento della produzione e diffusione di conoscenza".
Estratto
di: Giorgio Brunetti
da: "Il Gazzettino - quotidiano delle Venezie - di martedì 2 settembre 2008
Le Aziende leader hanno localizzato molte fasi di lavoro nei paesi a basso costo del lavoro, portando molti fornitori locali, ma anche trovqndone altri nelle nuove aree di insediamento. In alcuni distretti, come quello calzaturiero del Brenta, la manifattura continua ad avere un peso notevole perchè indirizzata all'alto di gamma. In ogni caso, le imprese investono, oltre che nei presidi dei canali distributivi (apertura di flagship) e dei mercati finali, nelle relazioni con altri attori della filiera e nei beni intangibili come design, marchio, marketing che sono ormai la fonte del nuovo vantaggio competitivo. Rimane sempre un forte presidio manifatturiero delle produzioni ad alto valore aggiunto, tanto che in alcuni caso si è assistito, di recente, a un ritorno di lavorazioni prima delocalizzate all'estero. A dire il vero, più di una impresa distrettuale ha chiuso, mentre stanno sorgendo sempre più imprese del terziario. Non solo servizi di consulenza e servizi finanziari e informatici ma anche imprese che svolgono per conto terzi attività che prima erano all'interno dell'azienda come la proto-tipizzazione a Montebelluna o altri tipi di servizi nel campo della innovazione del prodotto, del marketing e della comunicazione.
Il distretto di oggi è quindi meno locale, meno manifatturiero, più crocevia e intersezione di molte filiere distribuite intorno il mondo. Locale e globale si legano così vicendevolmente. Con lo stemperarsi della specializzazione produttiva anche il cemento sociale si allenta un po'. Non solo, ma da qualche anno al distretto tradizionale si sta sovrapponendo anche un altro modello, quello dei sistemi locali dell'innnovazione, dove il collante tra le imprese non è più la tipologia industriale ma la creatività e l'innovazione.
Come in altre parti dell'Italia, anche in Veneto è uin atto un processo di questo tipo, dato che questa è un'area trainante della creatività italiana. Basta pensare a casi come Bisazza che ha saputo trasformare, con il design e la tecnologia, il mosaico in un bene di lusso, Dainese che ha fornito "sicurezza nella pratica di sport dinamici", con l'introduzione di tecnologia e materiali innovativi, Foscarini che progetta e realizza oggetti illuminanti per migliorare l'ambiente in cui si vive.
Innovation Valley è la denominazione di un progetto di pianificazione strategica e che intende mettere in rete impre e istituzioni pubbliche e private, cultura e ricerca, innovazione e tradizione. L'obiettivo è di creare una nuova atmosfera industriale non più fondata "su una cultura comune di prodotto, ma su comune orientamento della produzione e diffusione di conoscenza".
Estratto
di: Giorgio Brunetti
da: "Il Gazzettino - quotidiano delle Venezie - di martedì 2 settembre 2008
Primo il Nordest, ma l'Emilia ci sorpassa!
Le esportazioni continuano a dare ossigeno all'Azienda Italia impantanata in una stagnazione strisciante, con i consumi interni al palo. E il Nordest continua a dare il suo contributo più che rilevante alla bilancia commerciale del Paese. Anche se non sono tutte luci.
La fondazione Edison ha stilato la classifica delle 19 province superstar. E c'è qualche sorpresa. La graduatoria fa riferimento ai dati del 2007, per quanto ancora parziali, ed è riferito ai dati dell'export pro-capite. L'aspetto positivo è che ben nove province del Nordest (Emilia compresa), contro sette del Nordovest, vantano un volume superiore ai 10.000 euro. In pratica tra le prime 15 province italiane ne figurano tre del Veneto: Vicenza, Belluno e Treviso, e una del Friuli-Venezia Giulia, ossia Pordenone. Inoltre Udine è entrata nel gotha delle province italiane con un export manifatturiero superiore ai 10.000 euro pro-capite. Dati decisamente positivi, anche se abbastanza noti.
Il rovescio della medaglia, e questa è la novità dello studio della Fondazione Edison, è che il trend di crescita non è confermato, perchè le performances migliori, l'anno scorso, non sono state trivenete. Nonostante complessivamente i volumi delle vendite all'estero siano cresciuti, altri hanno fatto meglio.
In particolare Reggio Emilia ha conquistato il podio più alto con oltre 16.00 euro di export procapite, scalzando Vicenza che invece si è fermata a un passo, 15.900 euro. Mantova scavalca Pordenone al quinto posto e, addirittura, Treviso ha perduto ben quattro posizioni, con export manifatturiero che sostanzialmente è rimasto quello del 2006. Meglio di tutte si è comportata Belluno che ha guadagnato due punti e scavalca Bergamo. Secondo i rilevatori dell'indagine, i fattori congiunturali hanno inciso su questo riposizionamento geografico.
La crisi di alcuni settori chiave, come per esempio il comparto orafo per Vicenza, oppure la calzatura sportiva per il distretto di Montebelluna (Vi), spiegherebbero l'arretramento di Vicenza e di Treviso. Il buon andamento, l'anno scorso, dell'occhialeria, viceversa, avrebbe premiato Belluno, così come la tenuta del mobile ha rafforzato la posizione di Pordenone. Ma basta questa spiegazione?
"Sono dati che andrebbero disaggregati - avverte Alessandro Vardanega, presidente degli industriali di Treviso, che spiega il calo di velocità della Marca con il fattore cambio. "Se il prodotto lo vendo negli USA, pur aumentando i volumi, pago la svalutazione del dollaro rispetto all'euro".
In sostanza l'anno scorso, chi ha operato nell'Europa continentale, Russia compresa, si è trovato meglio del suo collega impegnato nel mercato americano o del Medio-oriente, dove si fattura in dollari. L'altro aspetto su cui insiste Vardanega, per spiegare l'arretramento trevigiano, è il trend demografico. "Aumenta la popolazione, quindi il dato pro-capite diminuisce. Dobbiamo tener presente che l'area di Treviso nel 2020 supererà il milione di abitanti". In città, grazie all'immigrazione, c'è stato un aumento medio annuo superiore alle 8 mila unità. Infine la struttura delle aziende è più internazionalizzata".
L'export avviene sempre più "estero su estero". Significa che la strategia dell'impresa è elaborata in Italia, ma la transazione fisica delle merci è effettuata nelle filiali straniere del gruppo e non transita per le Dogane. Questo fattore sta metendo in ambasce gli statistici, perchè i conti non tornano. Proprio all'export del 2007 la Canera di Commercio di Treviso, in occasione della gfiornata dell'economia, ha reso noto che l'Istato ha dovuto provvedere a significative rettifiche. A Treviso sono stati contabilizzati 460 milioni di euro in più per il 2006 e a Vicenza l'aggiustamento è stato addiritttura del 14%.
Refuso
di: Giancarlo Pagan
da: "Il Gazzettino, quotidiano del Nordest" di martedì 2 settembre 2008.
La fondazione Edison ha stilato la classifica delle 19 province superstar. E c'è qualche sorpresa. La graduatoria fa riferimento ai dati del 2007, per quanto ancora parziali, ed è riferito ai dati dell'export pro-capite. L'aspetto positivo è che ben nove province del Nordest (Emilia compresa), contro sette del Nordovest, vantano un volume superiore ai 10.000 euro. In pratica tra le prime 15 province italiane ne figurano tre del Veneto: Vicenza, Belluno e Treviso, e una del Friuli-Venezia Giulia, ossia Pordenone. Inoltre Udine è entrata nel gotha delle province italiane con un export manifatturiero superiore ai 10.000 euro pro-capite. Dati decisamente positivi, anche se abbastanza noti.
Il rovescio della medaglia, e questa è la novità dello studio della Fondazione Edison, è che il trend di crescita non è confermato, perchè le performances migliori, l'anno scorso, non sono state trivenete. Nonostante complessivamente i volumi delle vendite all'estero siano cresciuti, altri hanno fatto meglio.
In particolare Reggio Emilia ha conquistato il podio più alto con oltre 16.00 euro di export procapite, scalzando Vicenza che invece si è fermata a un passo, 15.900 euro. Mantova scavalca Pordenone al quinto posto e, addirittura, Treviso ha perduto ben quattro posizioni, con export manifatturiero che sostanzialmente è rimasto quello del 2006. Meglio di tutte si è comportata Belluno che ha guadagnato due punti e scavalca Bergamo. Secondo i rilevatori dell'indagine, i fattori congiunturali hanno inciso su questo riposizionamento geografico.
La crisi di alcuni settori chiave, come per esempio il comparto orafo per Vicenza, oppure la calzatura sportiva per il distretto di Montebelluna (Vi), spiegherebbero l'arretramento di Vicenza e di Treviso. Il buon andamento, l'anno scorso, dell'occhialeria, viceversa, avrebbe premiato Belluno, così come la tenuta del mobile ha rafforzato la posizione di Pordenone. Ma basta questa spiegazione?
"Sono dati che andrebbero disaggregati - avverte Alessandro Vardanega, presidente degli industriali di Treviso, che spiega il calo di velocità della Marca con il fattore cambio. "Se il prodotto lo vendo negli USA, pur aumentando i volumi, pago la svalutazione del dollaro rispetto all'euro".
In sostanza l'anno scorso, chi ha operato nell'Europa continentale, Russia compresa, si è trovato meglio del suo collega impegnato nel mercato americano o del Medio-oriente, dove si fattura in dollari. L'altro aspetto su cui insiste Vardanega, per spiegare l'arretramento trevigiano, è il trend demografico. "Aumenta la popolazione, quindi il dato pro-capite diminuisce. Dobbiamo tener presente che l'area di Treviso nel 2020 supererà il milione di abitanti". In città, grazie all'immigrazione, c'è stato un aumento medio annuo superiore alle 8 mila unità. Infine la struttura delle aziende è più internazionalizzata".
L'export avviene sempre più "estero su estero". Significa che la strategia dell'impresa è elaborata in Italia, ma la transazione fisica delle merci è effettuata nelle filiali straniere del gruppo e non transita per le Dogane. Questo fattore sta metendo in ambasce gli statistici, perchè i conti non tornano. Proprio all'export del 2007 la Canera di Commercio di Treviso, in occasione della gfiornata dell'economia, ha reso noto che l'Istato ha dovuto provvedere a significative rettifiche. A Treviso sono stati contabilizzati 460 milioni di euro in più per il 2006 e a Vicenza l'aggiustamento è stato addiritttura del 14%.
Refuso
di: Giancarlo Pagan
da: "Il Gazzettino, quotidiano del Nordest" di martedì 2 settembre 2008.
Commenti, Some attempts of mine!
Bisognerebbe scrivere tanto, ma io, come uomo della strada, faccio SOLO un commento. Le generazioni, non si rincorrono, ma altresì peggiorano nel loro avvicendarsi (parlo delle ultime, cioè di quelle di cui ho notizia io!).
Ma, detto di un certo permissivismo, che consentirebbe un costume che strizza l'occhio a molte usanze nuove, nel bene e nel male, si potrebbe dire dell'ingresso della donna nella scena politica, ad esempio - anche se molto meno numerosa di quello che si potrebbe - e nel mondo industriale. Che sta concretizzando la parità dei sessi nel mondo, tutto sommato. E' giusto. Ma questa rivoluzione dei generi deve ancora concretizzarsi nelle ridistribuzione dei ruoli sociali ed economici nell'ambiente in cui viviamo.
L'appartenenza al gioco delle forze, la proclamano con vigore anche i gay. Dobbiamo accettare, volenti o nolenti, anche loro come risultati/esseri del nostro tessuto sociale. Ormai sono in televisione nelle loro manifestazioni, nei loro giochi di coppia. Un gay ti dice quindi: "Sono un uomo anch'io... Accettami!" Io non sono moderno: un uomo per me è un uomo, una donna una donna! Essere moderni vuol dire conformizzarsi a tutto ed accettare tutto?
In un altro post, è emerso come parecchi immigrati siano piccoli imprenditori. Nel mio palazzo, un giovane albanese è, come una famiglia bosniaca, imprenditore edile. Gli altri oltre a noi italiani, sono uomini di colore dipendenti in Aziende della città. E' una buona rilevanza di operatori economici della città.
A Lampedusa, continuano a sbarcare immigrati clandestini. Non hanno documenti e cercano ospitalità. Alcuni sono furbi, altri sono in cerca di una nuova Patria e si lasciano dietro miserie e distruzione... e la famiglia. Si potrebbe rinunciare a qualcosa, seriamente a poco, per rimetterli a vivere. Ma... fino a quando?
Ma, detto di un certo permissivismo, che consentirebbe un costume che strizza l'occhio a molte usanze nuove, nel bene e nel male, si potrebbe dire dell'ingresso della donna nella scena politica, ad esempio - anche se molto meno numerosa di quello che si potrebbe - e nel mondo industriale. Che sta concretizzando la parità dei sessi nel mondo, tutto sommato. E' giusto. Ma questa rivoluzione dei generi deve ancora concretizzarsi nelle ridistribuzione dei ruoli sociali ed economici nell'ambiente in cui viviamo.
L'appartenenza al gioco delle forze, la proclamano con vigore anche i gay. Dobbiamo accettare, volenti o nolenti, anche loro come risultati/esseri del nostro tessuto sociale. Ormai sono in televisione nelle loro manifestazioni, nei loro giochi di coppia. Un gay ti dice quindi: "Sono un uomo anch'io... Accettami!" Io non sono moderno: un uomo per me è un uomo, una donna una donna! Essere moderni vuol dire conformizzarsi a tutto ed accettare tutto?
In un altro post, è emerso come parecchi immigrati siano piccoli imprenditori. Nel mio palazzo, un giovane albanese è, come una famiglia bosniaca, imprenditore edile. Gli altri oltre a noi italiani, sono uomini di colore dipendenti in Aziende della città. E' una buona rilevanza di operatori economici della città.
A Lampedusa, continuano a sbarcare immigrati clandestini. Non hanno documenti e cercano ospitalità. Alcuni sono furbi, altri sono in cerca di una nuova Patria e si lasciano dietro miserie e distruzione... e la famiglia. Si potrebbe rinunciare a qualcosa, seriamente a poco, per rimetterli a vivere. Ma... fino a quando?
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