E' interessante osservare, soprattutto, come la definizione cambi nei diversi segmenti sociali e, in particolare, nei diversi settori anagrafici. A ritenere che, per diventare una famiglia, sia necessario il rito religioso sono soprattutto gli anziani e meno istruiti della popolazione. Tuttavia, il dato supera di poco la quota di una persona su quattro anche tra gli over-65 (27%). Anche tra i praticanti assidui, chi va in chiesa tutte le domeniche o quasi, questa convinzione è proposta da appena un terzo degli intervistati (34%). A scegliere la definizione più larga di famiglia, quella svincolata dal matrimonio, sono, per converso, i settori più giovani e secolarizzati. In particolare, la componente di persone che attribuisce questo significato alla parola, diventa maggioritaria al di sotto dei 35 anni e tra quanti hanno conseguito il diploma di scuola media superiore. Ma anche il 50% dei praticanti saltuari adotta questa definizione, che mette invece d'accordo tre persone su quattro tra chi non partecipa mai o quasi mai ai riti religiosi.
Rilevante, infine, è anche il collegamento tra la variabile politica. Se quasi la metà degli elettori di centro-sinistra parla di famiglia quando una coppia sceglie di vivere insieme (49%), il dato si ferma al 38% tra gli elettori di centro-destra (che nel 28% dei casi rimarca l'importanza del matrimonio in chiesa).
Estratto
di: Fabio Bordignon
da: "Il Gazzettino", martedì 13 gennaio 2009.
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