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giovedì 5 febbraio 2009

Lo stile che sarà

                       Nel 2009, secondo gli esperti, il valore della sobrietà prevarrà sull'esibizione della ricchezza. 

                       Il lato buono della crisi: è finita l'era del kitsch.


La parola d'ordine, nell'anno che è appena iniziato, sarà "sobrietà". Lo sostengono tutti, persino gli uomini della pubblicità e dell'immagine intervistati, i due veneti Lorenzo Marini e Diego Dalla Palma. Badiamo alla sostanza e alla concretezza, basta con gli sprechi, basta con l'esibizione, basta con il kitsch: un pò facendo di necessità virtù, perchè soldi ce ne sono sempre meno, e un pò per opportunità, perchè non sta bene ostentare ricchezza quando la gente perde il lavoro e tutti praticano austerità.

Ma tutto questo non basta, anzi rischia di diventare controproducente e regressivo (come predica il Presidente del Consiglio), se la sobrietà non si coniugherà con altri valori, e con altri comportamenti: la creatività soprattutto, per rispondere in modo innovativo alle sfide del cambiamento anche brusco che ci verrà imposto dalla cintingenza economica. "Le idee producono soldi - spiega Lorenzo Marini - ma non è necessariamente vero il contrario". Poi il faqre sistema, in primisi come Paese. "Noi italiani siamo molto inventivi, ma per nulla sistematici - aggiunge ancora il creativo - Abbiamo inventato la pizza, ma non abbianmo mai pensato a costituire una catena per commercializzarla. E per diffondere il nostro cappuccino nel mondo abbiamo dovuto aspettare gli americani della Starbucks".

Ma ci sono anche altri valori che dovrebbero ritornare un pò in auge, per non vanificare tutti i propositi buoni di queste settimane: la socialità, la condivisione, la perequazione delle opportunità, per continuare a garantire possibilità di spesa anche a chi vede ridursi drasticamente i propri redditi. Essendoci alla radice della crisi una carenza generalizzata di fiducia (dei clienti nei confronti delle banche, delle banche fra di loro, degli investitori e degli acquirenti), è legittimo aspettarsi che i macro interventi anticrisi che in tutto l'Occidente hanno rilanciato con forza negli ultimi mesi il ruolo del pubblico nell'economia, funzionerebbe meglio se anche nel privato ognuno di noi mettesse più socialità nei rapporti con gli altri, per riallacciare le reti di relazioni umane lacerate nell'era dell'affluenza, e che invece costituiscono un capitale indispensabile in termini di sicurezza sociale e qualità della vita.

di: Sergio Frigo
da: Il Gazzettino, giovedì 15 gennaio 2009, che ringrazio ampiamente della collaborazione.

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