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lunedì 16 maggio 2011

L'amore e il desiderio sessuale

Tra le innumerevoli spettacolari considerazioni di cui è doveroso prendere atto nel libro di Otto Weininger “Sesso e carattere”, esaminiamo questa. L’amore sarebbe in contraddizione con il desiderio sessuale. Se io amo, non desidero; viceversa, se desidero non amo. La vecchia contraddizione di Bataille: “O bruceremo del desiderio, o ci spegneremo una volta soddisfatto il desiderio”. La prova che Weininger adduce a suffragio è che l’amore si accende quando l’amata è lontana; viceversa, il desiderio sessuale si accende solo con la vicinanza fisica, anzi da questa ne è acceso. Aggiungerei, non solo quella tattile, banalmente; ma è proprio dagli occhi che sprigiona il desiderio in ragione della diminuita distanza dalla quale due possibili amanti si guardano.




L’amore, in virtù appunto di questa lontananza di cui ha bisogno, non è che platonico: non esiste altra forma di amore. Tutto il resto non è che animalità. A ciò si riconduca brevemente l’asserzione che l’uomo di genio rifugge la sessualità. L’amore platonico per eccellenza è l’amore per la Vergine Maria. L’amore, sempre secondo Weininger, non è che un’illusione dell’uomo che si sente in colpa per l’esistenza della donna, pura sessualità, ma della quale esso vorrebbe garantire l’essenza, l’esistenza dell’individualità, l’esistenza dell’anima, tutte qualifiche che l’autore assegna soltanto all’uomo. L’uomo stringe fra le braccia la donna, amandola; l’amore lo illude che essa sia come l’uomo, mentre essa in realtà differisce dall’uomo in quanto pura materia, puro oggetto (l’uomo è invece pura forma, puro soggetto): la donna resta sessualità nonostante l’amore ricevuto. La donna, la cui esistenza dipendendo dalla valutazione che l’uomo dà della propria sessualità, cioè esistendo solo in quanto l’uomo riconosce legittimo il proprio lato sessuale, è la colpa dell’uomo.



La bellezza secondo Weininger è ciò non che configura la donna al desiderio (Bataille), ma ciò che non configura la donna al desiderio, configurandola invece all’amore, che sempre secondo lo stesso all’amore si contrappone. La donna bella, cioè la donna che è amata (notiamo che la donna è bella solo quando è amata ed in virtù dell’amore ricevuto), e dell’unico amore possibile, che è platonico, non è desiderata carnalmente dall’uomo.





Facciamo dunque due osservazioni: ecco qui spiegato perché tante donne, seppur belle, si lamentano perché perfino i maschi che le piacciono, e che di sicuro le guardano incantati, non ci provano. Ecco vera l’asserzione che un amico ha formulato in modo così felice: “Dormivo con questa ragazza russa, bellissima, che divideva la stanza con me. Ma non riuscivo a dormire per l’eccitazione e non potevo provarci perché era troppo bella.” La nostra spiegazione non è che la sessualità, da questo tipo di rapporto, sia esclusa: ma che essa si sviluppi troppo fortemente, escludendo in pratica una sua realizzazione. Paradossalmente potremmo dire che più l’individuo è maschio, più si ritrae dalla bellezza, relegandola all’ambito dell’amore platonico. E’ sempre esistito un legame tra eccesso sensuale ed eccesso di amore ideale: lo possiamo vedere nelle biografie di grandi artisti. E’ come se il desiderio, per eccesso, si svincolasse dall’oggetto. Si potrebbe spiegare il fenomeno anche con il fatto che l’uomo, attribuendo (tramite l’eccitazione congiunta fallo-cerebrale) così tanto valore all’oggetto, che sa però essere difettoso come ogni oggetto terreno, non può volere il soddisfacimento del proprio desiderio perché altrimenti egli troppo perderebbe e si troverebbe davanti alla nullità della donna, una situazione simile alla morte. Egli vuole invece mantenere questo valore, non desiderando la donna troppo bella. Così, egli agisce in modo da procurare piccoli allontanamenti, piccole morti, che, alternate a piccoli avvicinamenti, gli procurano uno spegnimento del fuoco che lo devasta, se non invece un rinfocolamento che potrebbe durare anche tutta la vita di quest’amore platonico (si pensi a quel trovatore che amò una contessa di Tripoli pur non avendola mai vista, si pensi all’amor de loinh, si pensi a Petrarca e a tutti coloro che amarono). Un eccesso, quindi; la stessa bellezza può essere desiderata, e ottenuta invece, da un uomo meno stimolato, che non abbia perciò bisogno di trasmutare l’oggetto sul piano dell’amore. Chi ama si accontenta, se non di nulla, di poco, e soprattutto di ciò che ha un carattere, diremmo, ‘epifanico’: piccole concretizzazioni della matericità della propria donna, donna angelo. Particolari, proprio perché i particolari testimoniano essi solo della realtà dell’oggetto; sensazioni tattili. In nessun modo egli potrebbe giungere alla profanazione completa della donna che ama.



Ma dunque, se quel tipo di fuoco, di eccesso sensuale, conduce inevitabilmente all’amore platonico, qual è il tipo di donna che può condurre l’uomo geniale (Weininger si riferisce sempre all’uomo geniale come uomo le cui qualità ogni uomo possiede seppure in minimo grado ed il quale sviluppo dipende da lui solo) al soddisfacimento del proprio desiderio sessuale?



La nostra risposta è il tipo della ‘porca’. La porca, donna magari grassoccia, ma che ispira sesso, di quelle che il sesso glielo si legge negli occhi casomai non parlasse, la donna da mito della fertilità, magari con quel tocco in più di abbruttimento, di consunzione delle occhiaie, di una tristezza indicibile che riconduce al sesso, quel tipo è la donna che il fallo di un uomo di genio può inseminare senza devianze amorevoli.



E’ questo il motivo per cui l’uomo geniale più che dalle belle donne è accompagnato dalle porche. E insieme, il motivo per cui l’uomo rozzo è spesso accanto a donne molto belle: egli ha meno capacità di giudizio estetico, ossia la sua sessualità non è esaltata da un maggior dispiegamento degli attributi femminili (non è improprio perciò affermare che l’uomo rozzo è in realtà meno maschio dell’uomo raffinato, essendo anche che la sua rozzezza è spesso frutto di un approccio mimetico di simulazione o recitazione della parte del “macho”, approccio più femminile che maschile [le migliori simulatrici di machismo che conosco sono donne], mentre la raffinatezza dell’uomo di genio è naturalità), pur restando consapevole che è più desiderabile una donna ritenuta comunemente bella, e che desidera; il suo oggetto del desiderio è più confuso, pertanto meno desiderato, il che gli consente di ottenerlo senza quell’eccesso che conduce l’uomo di genio nei territori dell’amore più puro.

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